di Marcello Cecconi
Oggi 5 marzo, alla vigilia del suo 87esimo compleanno, è scomparso a Gorizia Bruno Pizzul, una vera icona del giornalismo sportivo italiano. Con quel suo inconfondibile timbro vocale ha accompagnato gli appassionati di sport e soprattutto del calcio che si sono sempre riconosciuti nel suo stile unico.
Friulano, nato a Udine l’8 marzo 1938, Pizzul aveva nel sangue il calcio fin dall’infanzia e, nell’amato ruolo di centromediano, lo ha praticato anche a livello professionistico quando nel 1958 fu tesserato dal Catania. Poi passò anche da Ischia, Cremona, Udinese e Sassari Torres, ma un infortunio al ginocchio fermò la sua carriera nello sport attivo.
Dopo aver appeso le scarpe al chiodo, Pizzul portò avanti gli studi, si laureò in giurisprudenza e intraprese la carriera giornalistica. Quella sua voce calda e coinvolgente divenne ben presto sinonimo delle telecronache calcistiche della Rai, dove ha lavorato per oltre tre decenni.
Aveva debuttato nel 1970 con la gara Juventus-Bologna di Coppa Italia e da allora è stata la voce e il volto di cinque Mondiali e quattro Europei oltre a quasi tutte le partite della Nazionale italiana. È uscito di scena nel 2002 con Italia Slovenia. Sobrietà ed eleganza lo hanno sempre distinto in una professione nella quale l’enfasi stava prendendo il sopravvento sulla misura. Tra i momenti più memorabili, le sue cronache durante le “Notti Magiche” dei Mondiali di Italia ’90 e la finale di USA ’94, dove il suo grido “Robertobaggiooooo” all’errore dal dischetto del “divin codino” è rimasto impresso nella memoria collettiva.
Un giornalista giramondo che ha preferito la bicicletta all’auto, per la quale non ha mai conseguito la patente di guida, che con la sua dedizione al lavoro ne hanno fatto un riferimento per diverse generazioni di tifosi che apprezzavano la sua abitudine, durante le telecronache, di rivolgersi direttamente ai giocatori, come se potessero sentirlo, creando un senso di vicinanza con il telespettatore.
Pe tutto ciò Bruno Pizzul lascia un vuoto incolmabile nel mondo del giornalismo sportivo italiano e, quella voce, la sua voce, rimarrà per sempre legata ai momenti più emozionanti del calcio italiano, testimoniando un’epoca in cui lo sport era raccontato con cuore e autenticità