Sport e spiritualità sembrano appartenere a due mondi differenti. Lo sport sembra avere a che fare col corpo e la spiritualità con l’anima. Se avvertiamo un dissidio, quasi un’opposizione è semplicemente perché viviamo una frattura in noi stessi, una frattura tra anima e corpo tipica del nostro tempo: o si esalta l’una o si esalta l’altro. Il Dicastero per la Cultura e l’Educazione della Santa Sede affronterà questa frattura in un convegno internazionale dal titolo “Mettere la vita in gioco” che si terrà a Roma al 16 al 18 maggio.
Perché parlare di sport in questo momento storico? In un tempo in cui prevale la logica del profitto e delle divisioni, il gioco può essere un terreno critico. Papa Francesco ha riconosciuto che «lo sport è un luogo di incontro dove persone di ogni livello e condizione sociale si uniscono per ottenere un risultato comune».
Nello sport le persone si incontrano senza distinzioni di razza, sesso, religione o ideologia. E si compete insieme per raggiungere una meta comune, partecipando a una squadra. Il successo e la sconfitta viene condivisa ma anche superata insieme. E ciascuno punta a “dare il meglio di sé”. E il gioco e lo sport in generale sono belli quando si rispettano le regole. Già queste considerazioni dicono molto del valore dello sport per il nostro mondo.
A Parigi quest’anno tra fine luglio e inizio agosto si terranno le Olimpiadi. La Tregua olimpica di Parigi 2024 inizierà il 19 luglio, e l’auspicio è che possa rappresentare un momento di speranza, un tempo in cui tutti possano guardare al ruolo positivo dello sport per unire le persone in uno spirito di fraternità. E questo nonostante le attuali forti tensioni nel contesto geopolitico globale. Lo spirito Olimpico è un simbolo importante di pace in questo mondo che vede tanti conflitti e tante vittime.
Ecco, dunque, che lo sport diventa davvero un terreno in cui si mette in gioco la speranza di un mondo migliore.
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