Malagò torna sulla cittadinanza: "Folle e aberrante non riconoscere lo Ius sportivo"

Il presidente del Coni: "A 18 anni e un minuto chi ha i requisiti deve avere la cittadinanza italiana e non iniziare una via crucis con rimbalzi tra prefetture e ministeri"

Mei, Jacobs, Tamberi e Malagò
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1 Agosto 2021 - 19.21


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Le Olimpiadi hanno riportato in primo il problema della cittadinanza di atleti che gareggiano nelle nostre società ma sono esclusi dalle nazionali perché figli di immigrati.

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 “Sono anni che c’è una formidabile polemica sullo ius soli. Come Coni hanno provato a tirarci per la giacchetta e noi abbiamo sempre sostenuto la tesi che si tratta di una materia politica, ma non riconoscere lo ius sportivo è aberrante e folle. Questo discorso oggi più che mai va concretizzato”. 

Lo dice il presidente del Coni, Giovanni Malagò, in conferenza stampa a Casa Italia.

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Per il numero uno dello sport italiano, “A 18 anni e un minuto chi ha i requisiti deve avere la cittadinanza italiana e non iniziare una via crucis con rimbalzi tra prefetture e ministeri.

Oggi la risposta migliore l’ha data il presidente del Consiglio, Mario Draghi, che un quarto d’ora dopo le gare mi ha chiamato commosso, orgoglioso ed entusiasta e mi ha fatto i complimenti.

Poi gli ho passato gli atleti e lui li ha invitati entrambi a Palazzo Chigi al ritorno, ed è la risposta migliore a queste domande”.

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