da Londra
Francesca Marretta
Se il buongiorno si vede dal mattino le polemiche sulla nomina di Paolo Di Canio come allenatore del Sunderland in Premier League non si placheranno facilmente. L’ex Ministro degli Esteri David Miliband, che si è appena dimesso da deputato laburista per andare negli Usa a dirigere l’Ong International Rescue Commitees, ha rinunciato alla carica di vice-presidente e dirigente onorario della squadra che Di Canio si appresta ad allenare in segno di protesta contro “visioni politiche espresse in passato” dall’ex calciatore. Il riferimento è al saluto romano esibito nel 2005 da Di Canio, oggi 44enne, quando giocava nella Lazio.
Il nuovo coach del Sunderland, che è stato difeso dal Club calcistico, ha detto: «Io non ho problemi con nessuno. Non so perchè devo ripetere sempre la mia stroria, mi devo difendere per qualcosa che non mi appartiene ogni volta che cambio squadra: Parlare di razzismo? Questo è assolutamente stupido, stupido e ridicol». Di Canio aggiunge: «I am sorry» per sue vecchie dichiarazioni che potrebbero aver offeso qualcuno, ovvero una frase rilasciata all’Ansa nel 2005 e oggi ampiamente ripresa dai media del Regno: «Sono fascista, non razzista».
La Direttrice esecutiva del Sunderland Margaret Byrne ha detto oggi di non capire perchè la nomina di Di Canio abbia scatenato “un circo politico”, sostenendo che le accuse all’allenatore sono implicitamente accuse anche alla squadra. Ma non ci viole molto a capire che nella Perfida Albione definirsi “fascista” scateni qualche polemica, a meno di andare a fare domande tra i simpatizzanti di formazioni di ultradestra come il British National Party (Bnp). Basta sfogliare un libro delle medie al capitolo “Seconda guerra mondiale”.
Non sono passate nemmeno 24 ore dalla nomina di Di Canio e Piara Power, direttrice dell’Organizzazione anti-razzista Football Against Racism in Europe ha già chiesto chiarimenti sulla visione del mondo di Di Canio.
Durante la giornata di oggi nei notiziari di approfondimento si è data voce a detrattori ed estimatori dell’ex calciatore, a condimento della polemica del giorno. C’è chi conferma che il nuovo allenatore del Sunderland “non è un razzista” ed è una brava persona, chi sostiene che la questione è sportiva e non politica e chi sottolinea che non saranno le opinioni di Di Canio a tenere la squadra nella Premiership, ma la sua bravura come allenatore.
Sarà ma quel saluto romano oltremanica resta impresentabile. E non solo per David Miliband, fratello dell’attuale leader dell’opposizione Ed, figli di immigrati ebrei arrivati durante la guerra dall’est Europa per sfuggire all’Olocausto.