Siamo abituati a pensare al cloud e ai satelliti, ma spesso ci dimentichiamo che molto traffico internet passa attraverso i cavi sottomarini. Un interessante articolo di Mila Fiordalisi su Wired racconta i dettagli di questo mercato in rapida espansione, confrontando la capacità degli Usa e quella dell’Europa.
In pochi anni, infatti, in questo campo si è verificata un’accelerazione sorprendente, che ne sta rivoluzionando completamente gli equilibri commerciali: le cosiddette “Big Tech”, ossia Google, Meta, Microsoft e Amazon, tutte targate US, sono ormai i principali investitori per oltre il 70% delle reti che collegano i continenti, strategiche per il dominio dei mercati, mentre il restante 30% è sfruttato quasi totalmente dalle altre aziende tecnologiche americane e asiatiche; questione non da poco, nell’attuale contesto geopolitico e geoeconomico.
Secondo Global Market Insights, il giro d’affari del mercato globale dei sistemi di cavi sottomarini nel 2024 ha superato i 15 miliardi di dollari e si stima che crescerà a un tasso annuo del 10% entro il 2034. Dalla mappa mondiale online di TeleGeography, aggiornata quasi in tempo reale, si può seguire lo stato di avanzamento delle infrastrutture: a febbraio scorso, ad esempio, è stato superato il tetto dei 650 sistemi di cavi, di cui 571 operativi e 81 in progettazione.
Di recente, Meta ha annunciato il progetto Waterworth, il cavo sottomarino più lungo al mondo, che si estenderà per oltre 50mila km raggiungendo cinque continenti, a sostegno dello sviluppo dell’intelligenza artificiale. Un cavo, dunque, di proprietà di una sola azienda della Silicon Valley; questo progetto rafforzerà gli USA dal punto di vista economico e infrastrutturale “migliorando l’accesso ai mercati dell’emisfero meridionale, sostenendo la connettività Sud-Sud, collegando l’America Latina, l’Africa e il Medio Oriente e contribuendo a incrementare il traffico di dati tra i continenti”, hanno commentato Lehdonvirta e Mikelsaar dell’Internet Institute dell’Università di Oxford.
E in Europa, “ponte” fra Occidente e Oriente, che sta succedendo? Il Mediterraneo, il cui ruolo riveste una grande importanza strategica, è al centro delle iniziative e l’Italia ha un certo peso, ad esempio con la società Sparkle, presente in 32 paesi. Proprietaria di una dorsale in fibra ottica di oltre 600mila km in Europa, nel Mediterraneo e nelle Americhe, la società è stata rilevata per 700 milioni dal Ministero dell’Economia e Retelit, e la conclusione della cessione da parte di TIM è prevista entro il primo trimestre del prossimo anno.
Sparkle conta su una partnership forte con Google in due importanti progetti: BlueMed, che collega l’Italia alla Giordania, e BlueRaman, che si estende in Medio Oriente fino all’India. Il primo progetto crea un percorso attraverso Israele e la Giordania (anziché l’Egitto), per la prima volta via Stretto di Messina anziché Canale di Sicilia, stabilendo così una nuova rotta tra il Mar Rosso e il Mar Mediterraneo. Il cavo arriva a Genova collegato via terra all’ecosistema digitale di Milano, ponendosi come alternativo ai sistemi di cavi che dall’Asia approdano a Marsiglia.
Unidata, insieme con Azimut, è invece a capo del progetto Unitirreno, finanziato con 57 milioni da Intesa Sanpaolo e Banco Bpm e supportato dalla Garanzia Archimede di Sace. Esso prevede la realizzazione e gestione di un cavo sottomarino di oltre 1.100 km nel mar Tirreno, collegando Mazara del Vallo con Genova, con due diramazioni verso Fiumicino e Olbia.
In una lettera ai decisori europei, britannici e della Nato, un gruppo di operatori, tra cui Sparkle, hanno scritto che “I cavi sottomarini svolgono un ruolo fondamentale per la connettività, la competitività, la prontezza della difesa e la stabilità economica dell’Europa. Raccomandiamo alle autorità dell’Ue/Eea e del Regno Unito, nonché alla Nato, di rinnovare la loro collaborazione per affrontare questa situazione in modo efficace, insieme agli stakeholder dell’Ue e del Regno Unito”.
Intanto, la Commissione europea ha presentato lo scorso febbraio un piano che punta sulle reti sottomarine, con un investimento di 540 milioni di euro nel biennio 2025-2027, oltre ai 420 milioni già stanziati per 51 progetti. Ma sono in forte aumento le minacce, secondo l’Itu, Agenzia Onu per le telecomunicazioni: ogni anno, infatti, si registra una media di 150-200 guasti segnalati a livello globale, e fra questi ci sono anche le azioni di “sabotaggio”.
Henna Virkkunen, commissaria Ue per la Sovranità tecnologica, ha sottolineato che “In risposta alle crescenti tensioni geopolitiche, in particolare in regioni come il Mar Baltico, la Commissione europea sta intraprendendo un’azione decisiva per salvaguardare le infrastrutture critiche di cavi sottomarini. Con questo piano d’azione, stiamo facendo un significativo passo avanti per rafforzare la sicurezza. Vogliamo assicurarci che l’Europa sia equipaggiata non solo per prevenire e rilevare i sabotaggi ai cavi, ma anche per scoraggiare e rispondere alle minacce”.