Londra e Ue si riscoprono più vicini: il piano per i giovani apre una nuova fase nei rapporti post-Brexit
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Londra e Ue si riscoprono più vicini: il piano per i giovani apre una nuova fase nei rapporti post-Brexit

L'Unione Europea è disposta a fare importanti concessioni nei negoziati con il Regno Unito per permettere ai giovani tra i 18 e i 30 anni di viaggiare e lavorare liberamente, aprendo così la strada a un possibile nuovo inizio nei rapporti con Londra.

Londra e Ue si riscoprono più vicini: il piano per i giovani apre una nuova fase nei rapporti post-Brexit
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26 Aprile 2025 - 11.51


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L’Unione Europea è disposta a fare importanti concessioni nei negoziati con il Regno Unito per permettere ai giovani tra i 18 e i 30 anni di viaggiare e lavorare liberamente, aprendo così la strada a un possibile nuovo inizio nei rapporti con Londra.

Il progetto, che consentirebbe a migliaia di giovani europei di vivere e lavorare nel Regno Unito, è considerato una delle principali richieste dell’UE per raggiungere un nuovo patto post-Brexit che comprenda anche cooperazione su difesa, energia e migrazione.

Secondo fonti comunitarie, gli Stati membri sarebbero ora disposti ad accettare visti di lavoro limitati a soli 12 mesi, con l’introduzione di quote numeriche e restrizioni ai settori lavorativi accessibili ai cittadini europei. Inoltre, si starebbe valutando l’adozione di un sistema “uno dentro, uno fuori”, attualmente in discussione presso il Ministero dell’Interno britannico.

Per evitare l’idea che si stia riaprendo una rotta migratoria verso il Regno Unito, il programma verrebbe ribattezzato “Youth Experience”, ovvero “Esperienza Giovanile”.

Un portavoce di Downing Street, interpellato venerdì sulla possibilità di un tale accordo, ha dichiarato: “Entrambe le parti stanno discutendo di una vasta gamma di questioni, il che è del tutto normale in una trattativa.”

L’UE aveva proposto per la prima volta nell’aprile 2024 un programma di mobilità giovanile che avrebbe consentito a giovani cittadini di lavorare o studiare fino a quattro anni nei rispettivi paesi. Tuttavia, la proposta era stata respinta sia dal Partito Laburista che dai Conservatori britannici. Dopo un anno di discussioni, fonti diplomatiche indicano che il tema è diventato prioritario per paesi come Francia, Germania, Spagna, Italia, Belgio e Paesi Bassi, spingendo così verso compromessi.

Una delle ipotesi in campo sarebbe quella di un visto iniziale di un anno, con possibilità di estensione per ulteriori uno o due anni, soluzione ritenuta più accettabile dal punto di vista politico.

Attualmente, il Regno Unito partecipa già a un programma simile con 12 paesi non appartenenti all’UE, che consente ai giovani di lavorare per un periodo di due o tre anni. Nel 2023, secondo dati del Ministero dell’Interno britannico, solo 23.000 giovani hanno aderito a questo schema, di cui 9.900 provenienti dall’Australia.

A segnalare un allentamento delle resistenze euroscettiche a un accordo specifico con l’UE sui visti giovanili, l’ex ministro e sostenitore della Brexit Steve Baker ha espresso il suo appoggio all’iniziativa, definendola “una buona cosa” che “non rappresenterebbe in alcun modo un ritorno alla libera circolazione dei cittadini europei”.

Baker, però, ha anche sostenuto che il dibattito sullo schema di mobilità giovanile sia una “distrazione” rispetto a questioni più rilevanti, come un possibile accordo sugli standard alimentari che, a suo avviso, potrebbe compromettere un futuro accordo commerciale con gli Stati Uniti.

Il ministro dell’Ambiente Steve Reed ha ribadito che il governo non intende violare i propri impegni elettorali in materia di immigrazione, dichiarando a Times Radio: “Siamo molto chiari: non ci sarà alcun ritorno al mercato unico, all’unione doganale o alla libertà di movimento.”

Parlando da Washington, dove ha incontrato il segretario al Tesoro USA Scott Bessent, la cancelliera dello Scacchiere Rachel Reeves ha sottolineato come il rapporto commerciale con l’UE sia “forse ancora più importante” di quello con gli Stati Uniti.

Il nuovo clima positivo nei rapporti è stato confermato anche dall’ambasciatore tedesco nel Regno Unito, Miguel Berger, che alla BBC ha dichiarato di essere “molto ottimista” sulla possibilità di raggiungere un accordo dopo l’incontro tra Keir Starmer e la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen. Berger ha spiegato: “Consentirebbe ai giovani, anche di famiglie con redditi più bassi, di lavorare all’estero, imparare una lingua e arricchirsi di un’esperienza internazionale. Vogliamo che sia un’opportunità in entrambe le direzioni.”

Secondo Baker, l’introduzione di un programma limitato nel tempo e nei numeri “non equivale in alcun modo a una reintroduzione della libera circolazione”, sottolineando la necessità di evitare confusioni sull’argomento.

Tuttavia, ha avvertito che l’attenzione dovrebbe concentrarsi di più su un possibile accordo sanitario e fitosanitario (SPS) con l’UE che, eliminando i controlli su cibo e bevande, rischierebbe – secondo lui – di vincolare il Regno Unito nuovamente alle regole europee, mettendo in pericolo futuri accordi di libero scambio con i paesi del Pacifico e gli Stati Uniti.

Oltre al tema della mobilità giovanile, i negoziati tra Londra e Bruxelles si sviluppano su sette aree principali: difesa e sicurezza, carbon pricing, migrazione, esperienza giovanile, energia, pesca e cooperazione culturale. Tuttavia, alcune fonti lamentano che i colloqui manchino di ambizione.

Alcuni Stati membri stanno anche spingendo per il ritorno del Regno Unito al programma Erasmus+ e per accordi che consentano agli studenti di frequentare università europee pagando le stesse tariffe dei residenti. Su questo punto, però, Londra appare reticente, visto lo squilibrio registrato in passato tra studenti europei in Gran Bretagna e britannici nell’UE.

Intanto, il Domestic Advisory Group — organismo di consulenza creato nell’ambito dell’accordo commerciale post-Brexit — ha chiesto al governo di eliminare ulteriori barriere: tra queste il divieto di esportazione di patate da semina britanniche verso l’UE, gli ostacoli ai test farmaceutici, e la mancanza di riconoscimento reciproco delle qualifiche professionali. Il gruppo ha anche sollecitato un miglioramento delle condizioni per i musicisti e gli artisti in tournée e l’accesso facilitato ai medicinali veterinari in Irlanda del Nord, oltre a una regolamentazione comune per il settore chimico.


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