Ti spiacerebbe se il prof di tuo figlio avesse Onlyfans? Cosa ne pensano i giovani

A seguito del polverone scaturito dopo la sospensione della maestra trevigiana che vende online contenuti per adulti ho chiesto a dei ragazzi se gli turberebbe che l’insegnante dei propri figli facesse l’onlyfanser. Ecco quanto emerso.

Ti spiacerebbe se il prof di tuo figlio avesse Onlyfans? Cosa ne pensano i giovani
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Agostino Forgione Modifica articolo

31 Marzo 2025 - 15.23 Culture


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Il recente caso che ha visto una maestra materna trevigiana venire sospesa dal proprio ruolo in ragione del suo profilo Onlyfans, piattaforma per lo più utilizzata per la diffusione di materiale erotico e pornografico, ha suscitato un acceso dibattito sulla legittimità della decisione impugnata dal preside. La discussione ha subito infiammato l’opinione pubblica, tanto che il Ministro dell’Istruzione Valditara ha annunciato di star lavorando a un nuovo codice relativo il comportamento del personale scolastico. Questi, in realtà, altro non sarebbe che una revisione della “social media policy” relativa i dipendenti pubblici già presente dal 2023, che stabilisce cosa sia consono o meno pubblicare sul web per questi. L’intento è quello di rendere quanto più esplicito possibile il divieto di diffondere sul web contenuti per adulti come avvenuto nel caso in questione. Un tema assolutamente delicato che tocca, in prima battuta, la questione della separazione tra vita professionale e privata e la collocazione del confine che intercorre tra le due sfere.  

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Al di là di ogni ulteriore considerazione sulla vicenda in sé ho chiesto a un gruppo di ragazzi, per lo più prossimo ai trent’anni che ai venti, se gli turberebbe che un insegnante di un loro ipotetico figlio pubblicasse online contenuti espliciti. Ecco quanto emerso. Di per sé nessuno ha definito indecoroso la professione di creator di contenuti hard, ma come prevedibile è emersa una grande frattura tra chi sostiene che trattandosi “di un lavoro come un altro” possa essere tranquillamente esercitato anche da un docente e chi invece si è dichiarato contrario.

Allora, io non sono d’accordo con l’introduzione di questo divieto nel codice etico del Ministero” Afferma Giuseppe, laureando magistrale in comunicazione. “Mi sembra che non abbia nulla a che fare con la professionalità di un insegnante. Se questa persona suonasse in una band punk rock sarebbe un’insegnante peggiore? O se facesse qualsiasi altra attività poco accettata socialmente, o quantomeno considerata non consona alla figura professionale dell’insegnante? Non vedo come ciò possa definirti un buono o cattivo insegnante. Con il caso dell’attività erotica e pornografica si arriva al massimo del taboo e penso che un’operazione del genere non abbia come scopo quello di tutelare gli studenti e il sistema scolastico, ma anzi voglia semplicemente andare a minare, ancora una volta, l’immagine di un certo tipo di attività, facendo leva sul senso del pudore che socialmente ci portiamo dietro. Per me sarebbe invece auspicabile provare a riconsiderare l’immagine che abbiamo del sesso e quindi del ‘lavoro sessuale’, anche se mi rendo conto sia un argomento estremamente grande e complesso”.

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Altri come Alessio, studente di giurisprudenza, pongono l’accento sulla questione dei bassi salari degli insegnati che possono spingere a cercare più o meno facili guadagni su piattaforme come Onlyfans. “Secondo me bisognerebbe analizzare le ragioni che hanno spinto l’insegnante a comportarsi così. Se la motivazione primaria fosse di natura economica, legata all’impossibilità di vivere con tenore ‘dignitoso’ nonostante lo stipendio percepito, allora non biasimerei chi si comporterebbe come la maestra. Anzi, potrebbe essere un gesto di denuncia sociale”. Poi continua “Laddove però a questi venga garantito uno stipendio giusto, allora non giustificherei la vendita di contenuti per adulti. Ogni professione ha il proprio decoro ed è giusto che alcune, penso ad esempio a quelle forensi, richiedano una certa condotta anche al di fuori del posto di lavoro. Nella fattispecie [riferendosi al caso della maestra trevigiana, n.d.r.] la potenziale indecorosità dipende dalle motivazioni che l’hanno spinta a pubblicare su Onlyfans. Nel caso l’abbia fatto per ‘sopravvivere’ allora no, non sarebbe indecoroso, lo sarebbe se l’abbia fatto senza alcuna reale esigenza”.

Antonella, laureata in psicologia clinica, pone invece l’accento sui danni che la sessualizzazione del proprio insegnante può avere sugli studenti. “Ci lamentiamo spesso della iper-sessualizzazione di determinate categorie sociali, facendo bene, e al contempo difendiamo la potenziale sessualizzazione di una figura così importante come quella di un insegnante. È assolutamente scongiurabile che un adolescente sessualizzi il proprio professore o la propria professoressa, il delicato rapporto educativo che intercorre ne uscirebbe sicuramente leso. Non ho nulla contro chi esercita la professione di creatore di contenuti per adulti, ma da psicologa credo che ciò non sia consono per un insegnante. Non c’entra l’essere bigotti, ma solo tutelare il rapporto educativo che intercorre tra insegnanti e alunni”.

Di parere opposto Arianna, laureata in comunicazione. “Onlyfans o meno più volte i miei compagni di liceo hanno sessualizzato le mie professoresse. Purtroppo però le persone ancora si indignano per l’insegnamento dell’educazione sessuale nelle scuole, legando la sessualità a un qualcosa di ‘cattivo’. Il problema è proprio questo, non credo che una persona che sfrutta il suo corpo per trarre guadagno sia una cattiva persona, né tantomeno che non possa rappresentare un modello educativo. Non c’è nulla di male nel vendere il proprio corpo”.

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Sofia, laureata in UX Design, tocca invece la questione del facile accesso che i minori hanno a contenuti erotici e pornografici online. “Per me il punto è un altro, ovvero che un minore non dovrebbe poter accedere a contenuti per adulti sul web. Se effettivamente fosse così, se gli unici a poter accedere al profilo Onlyfans di un professore fossero i genitori degli alunni, beh allora non vedrei nulla di male in un insegnante che come secondo lavoro crea contenuti erotici. Certo, non vorrei che mio figlio potesse vederli”.

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