Dall'Oman la nuova scoperta risalente all'era neolitica
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Dall'Oman la nuova scoperta risalente all'era neolitica

Gli scavi diretti dall'Università di Pisa, hanno riportato alla luce un insediamento umano databile al 3600-3400 a.C. nelle zone interne del paese, ancora poco indagate.

fonte AdnKronos (ufficio stampa UniPi)
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25 Marzo 2025 - 18.19 Culture


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Su AdnKronos, il giornalista Paolo Martini registra gli ultimi ritrovamenti avvenuti in Oman a Hayy Al-Sarh, nei pressi di Rustaq, nell’ambito del progetto ‘PrehistOman’, diretto da Niccolò Mazzucco dell’Università di Pisa e co-diretto da Khaled Douglas e Nasser Al-Jahwari della Sultan Qaboos University, con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano, ed approvato dal Ministero del Patrimoni e del Turismo dell’Oman. 

L’UniPi si trova in quest’area a svolgere scavi dal 2024, al fine di studiare le zone interne e l’eventuale occupazione preistorica di queste, ancora poco indagate, poiché la gran parte degli scavi con evidenze preistoriche di popolazioni di cacciatori-raccoglitori-pescatori si è sempre concentrata lungo le coste intorno all’attuale capitale Muscat e nella zona dello Ja’lān. 

Ad Hayy Al-Sarh si è scavato per un’area di 60 mq, risalendo ad uno strato archeologico con i resti di un accampamento databile alla fine del Neolitico. È di grande importanza il ritrovamento di una capanna pseudo-circolare, una struttura abitativa, costituita da un’intelaiatura in legno, riconoscibile dalle buche di palo, che doveva essere ricoperta da rami e fogliame, abitazioni simili ritrovate anche sulla costa, nella zona di Ras Al Hamra. Nell’area circostante sono state anche individuate varie aree di combustione, strutture per il fuoco, zone per la scheggiatura dei prodotti litici, e punte di freccia bifacciale.

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Il professor Mazzucco ha dichiarato: “Il rinvenimento di una struttura archeologica in un contesto stratigrafico è un evento molto raro in Oman, dove la maggior parte delle testimonianze preistoriche è documentata in superficie, attraverso resti di strutture spesso poco conservate e dispersioni di manufatti. La buona conservazione del sito in stratigrafia ha permesso di raccogliere un numero maggiore di campioni per le analisi bioarcheologiche e paleoambientali, oltre a datare la struttura tramite la tecnica del radiocarbonio al 3600-3400 a.C.”. 

Sulla base delle indagini polliniche e geomorfologiche preliminari, l’accampamento doveva situarsi in prossimità ad una zona umida a carattere stagionale. La tipologia di materie prime scheggiate rinvenute nel sito, oltre agli ornamenti di conchiglia, possono far ipotizzare che il gruppo umano che qui si era momentaneamente stanziato si muoveva in un’area ampia, in linea d’aria oltre i 150 km, che andava dalla costa, alla catena montuosa di Al Hajar, fino all’area dell’attuale città di Bisya.

In futuro i prossimi scavi tenteranno di individuare nuove strutture antropiche nell’area, stimando il sito di accampamento neolitico ben più esteso degli odierni ritrovamenti. 

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