Dal 27 giugno al 13 luglio andranno in scena sessanta spettacoli e sono attesi settecento artisti provenienti da tredici paesi per la sessantottesima edizione del Festival dei Due Mondi. Questi si aprirà con l’opera del compositore newyorkese Rufus Wainwright “Hadrian”, tratta dal testo di Marguerite Yourcenar, per poi proseguire con lo spettacolo multidimensionale “The Great Yes the Great No” di William Kentridge, sino ad arrivare ai danzatori sull’acqua della coreografa andalusa Bianca Li e ai concerti da camera con il Quartetto d’archi e l’Ensemble di percussioni del Teatro alla Scala.
Un programma variegato che spazia dalla musica alla pittura, dal teatro alla danza, dai drammi ai romanzi, sostanzialmente «un ponte tra le arti – commenta il ministro della Cultura Alessandro Giuli – un solido banco di prova per miscelare tradizione e innovazione, per tributare lodi al passato forgiando meglio il futuro».
Sul fronte italiano sono attesi Alessandro Baricco che rivisita “Novecento” con Bollani e Rava, Luca Marinelli che dirige e interpreta “le Cosmicomiche” di Italo Calvino e Umberto Orsini che dà voce sotto la regia di Massimo Popolizio a una collezione di testi ispirati ai più noti e crudeli assassini letterari. Altrettanto rilevante la lettura del romanzo “L’amore non lo vede nessuno” di Giovanni Grasso con Piero Maccarinelli e il nuovo spettacolo della compagnia #SIneNOmine partorito dal laboratorio della Casa di Reclusione di Spoleto.
Gran finale con il tradizionale Concerto in Piazza Duomo dove sarà protagonista la Quinta Sinfonia di Mahler (la cui musica è il filo conduttore dell’intero Festival) eseguita dalla Budapest Festival Orchestra. Il ministro Alessandro Giuli promette il suo sostegno: «È mio intendimento investire con sempre maggior determinazione – nella Fondazione che organizza il Festival di Spoleto – convinto del suo elevatissimo valore, con l’intento di riportarla all’altezza del suo prestigio, di mantenerla in altissima quota e di garantire un ancora più luminoso futuro».