Ettore Roesler Franz, Giacomo Balla e Villa d'Este: arte, memoria e visione tra pittura, fotografia e modernità
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Ettore Roesler Franz, Giacomo Balla e Villa d'Este: arte, memoria e visione tra pittura, fotografia e modernità

Lo scenario favoloso di Villa d'Este si è prestato, nel corso delle diverse epoche, quale naturale scenografia per tanti eventi nella accezione di memorabili, fatti o avvenimenti di grandissima importanza, degni di essere ricordati.

Ettore Roesler Franz, Giacomo Balla e Villa d'Este: arte, memoria e visione tra pittura, fotografia e modernità
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15 Marzo 2025 - 23.16 Tivoli


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di Antonio Capitano

Lo scenario favoloso di Villa d’Este si è prestato, nel corso delle diverse epoche, quale naturale scenografia per tanti eventi nella accezione di memorabili, fatti o avvenimenti di grandissima importanza, degni di essere ricordati.

Uno di questi è sicuramente quello accaduto intorno al 1903. Ettore Roesler Franz sta eseguendo uno dei suoi mirabili acquerelli mentre Giacomo Balla lo ritrae con una forza espressiva che emerge dall’insieme di colori uniformati al sublime giardino, ora Patrimonio dell’Umanità.

Un ritratto perfetto che riveste, per la sua stessa natura, un carattere internazionale e la voce di Gino Severini compone a sua volta un fermo immagine ricolmo di personaggi eccellenti:

Nell’Ettore Roesler Franz a Villa d’Este, del 1903 ca. compone in maniera perfetta il dipinto spostando – come nelle fotografie del grande fotografo Guido Rey – leggermente sulla sinistra il personaggio ritratto, cui fa da contrappeso lo sfondo più Sicuro della vegetazione in alto a sinistra. Ma quello che colpisce è il vibrare all’unisono della natura e di Roesler Franz, che sembrano fatti della stessa luce pulsante: se il cravattino e le masse scure ricordano certo impressionismo, le ombre blu dai riflessi rossastri come in Pellizza tendono a evocare il movimento attraverso il colore. 

Con questo dipinto e nello stesso anno Balla partecipa, per la prima volta, alla Biennale di Venezia e questo già darebbe il senso di tutto l’insieme poiché si comprende l’immenso valore dell’opera e del personaggio raffigurato.

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L’occasione di questo evento “degno di essere ricordato” è anche quella di parlare non solo degli splendidi aquerelli di Ettore Roesler Franz, ma anche delle sue doti di precursore del fotoreportage e del cinema neorealistico, con una particolare attenzione e sensibilità nel dare voce e volto agli anonimi della storia, agli emarginati. Questo si scorge nei primi piani delle sue immagini realizzate con il suo fedele kinegrafo e poi sublimate nelle sue straordinarie opere che hanno restituito il colore e il calore attraverso la sua poesia pittorica. Questo suo ritratto, più segreto, è stato egregiamente descritto nel volume “Ettore Roesler Franz e la fotografia” realizzato dal pronipote Francesco Roesler Franz attivissimo nel conservare e tramandare la memoria anche meno nota del suo poliedrico prozio. Le pagine sono davvero affascinanti e sono ricche di storie che meriterebbero di essere approfondite per la loro fonte di ulteriori ricerche. Sin dall’inizio, si apre davvero il sipario su diversi piccoli mondi antichi che non potevano sfuggire a nomi quali Luchino Visconti, Roberto Rossellini e Vittorio de Sica che su questa fondamentale base documentale e artistica hanno seguito un percorso ben tracciato per i ben noti capolavori cinematografici.

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Ma se Ettore Roesler Franz è il pittore della “Roma sparita” egli è stato anche un tiburtino a tutti gli effetti, sia per il conferimento della Cittadinanza onoraria ma, ancor prima, per l’amore per questa città nella quale ha vissuto per lasciarci scorci unici che ora sono testimonianze parlanti della vita del tempo e dei personaggi “minori” divenuti, grazie a lui, protagonisti a loro insaputa di una rivincita delle proprie storie personali. Franz è anche il maestro del suo unico allievo Adolfo Scalpelli, la cui vicenda pubblica e privata sarebbe degna di un romanzo che potrebbe trasformare la sua esistenza in un lieto fine, circostanza che purtroppo non è avvenuta per le orribili conseguenze della guerra e di ogni guerra. La stessa Villa d’Este è stata ancora scenario di questa lezione d’arte, dove il maturo Ettore insegnava il mestiere al giovane Adolfo. E anche qui il valore prezioso delle immagini ci permette di assistere a questo momento di educazione umana e artistica.

C’è un valore documentale nella produzione artistica di Ettore Roesler Franz che ha reso possibile la ricostruzione di importanti e preziose tessere di un mosaico sociale. Tra le sue amicizie della comunità ebraica si ricorda la signora Amelia Segrè, nata Treves, che in una lettera proprio al nostro Adolfo Scalpelli ringrazia per il dono di un disegno e da ciò scaturì un invito per i due artisti (maestro e allievo) nella residenza di colei che poi sarà la madre di Emilio Segrè tiburtino e Premio Nobel per la fisica nel 1959. La Signora Amalia morirà in un campo di concentramento nazista in Germania e oggi una via di Tivoli porta il suo nome.

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Ad Ettore Roesler Franz, invece, la città ha dedicato la Scalinata che lambisce la stessa Villa d’Este, nonché la Sala dell’ex Chiesa di San Michele su Via Palatina, luoghi molto cari ai pennelli del grande aquarellista romano. Come ha giustamente scritto Francesco Roesler Franz il suo prozio è riuscito a dimostrare di comprendere alla perfezione il potere narrativo dell’immagine, riuscendo a vedere il futuro prima di tanti altri. E il “futurista” Giacomo Balla nel suo ritratto classico ha espresso tutto il senso di una concreta e attuale modernità.

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