Dopo la Cina il primo Paese ad essere colpito dal Covid agli inizi della pandemia fu l’Italia che, impreparata all’imminente ondata di contagi, si piegò al virus. I cittadini lombardi pagarono tantissimo lo scotto dell’impreparazione della sanità pubblica.
Come scrive su Agi, Manuela D’Alessandro, “la popolazione della Lombardia fu sconvolta dagli eventi e dall’inconsistenza della risposta da parte della sanità pubblica e delle autorità di governo, oltre che da un piano pandemico obsoleto e non attuato”.
E’ quanto si legge in un articolo della rivista scientifica inglese ‘The Lancet’ intitolato ‘Riconoscere gli errori del governo nella gestione della sanità pubblica in risposta al Covid 19’. “I cittadini lombardi vennero messi di fronte all’orrore: ai propri affetti morti in casa senza cure e soli in ospedale – proseguono gli autori Chiara Alfieri, Marc Rgrot, Alice Desclaux e Kelley Sams – alla scarsità di ossigeno e bombole e alla confusione nell’identificare i corpi cremati”.
Gli “errori” sulla zona rossa
‘The Lancet’ si spinge anche a una possibile analisi politica di quanto accadde: “La decisione di non creare la zona rossa ad Alzano e Nembro da parte del Governo e della Regione Lombardia quando il Covid-19 fu diagnosticato ad alcune persone alla fine del febbraio 2020 viene vista come direttamente responsabile della diffusione dell’infezione in altre città attraverso la provincia di Bergamo (in modo particolare la Val Seriana) e poi in tutta Europa”.
Ed elogiano il lavoro di ricostruzione dell’associazione ‘Sereni e sempre Uniti’ che raccoglie i familiari delle vittime del Covid, soprattutto quelle della prima ondata: “L’evidenza antropologica dimostra che il ruolo di associazioni come quella dei familiari italiani delle vittime del covid è cruciale per le istituzioni al fine di identificare e correggere gli errori nella risposta di sanità pubblica, cosa necessaria per supportare le comunità a preparsi per future minacce infettive, come raccomandato dalla Community Preparedness Unit dell’Oms”.
Il ruolo dell’associazione dei familiari delle vittime
Di fronte a quella che l’Istituto Nazionale di Statistica definì una “terza guerra mondiale”, è l’analisi della rivista, “la società civile di Bergamo si organizzò in un movimento per avere giustizia, verità, risarcimento, dignità e per offrire un supporto emotivo in risposta al dolore, alla confusione e alla rabbia delle famiglie”.
“Quello di The Lancet è uno straordinario riconoscimento istituzionale che corona un lavoro certosino di ricerca documentale fatto negli ultimi due anni, ma è soprattutto un riconoscimento per quei cittadini che hanno deciso di portare in giudizio le istituzioni per fare in modo che si assumano le responsabilità di quanto avrebbero dovuto fare e non hanno fatto a scapito della vita di migliaia di persone che oggi potrebbero essere ancora tra noi”, dichiara l’avvocato dei familiari delle vittime Consuelo Locati.
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