Medicina e endocrinologia, c’è tanto da discutere.
Le malattie endocrinologiche crescono, mentre le strutture assistenziali e gli specialisti dedicati diminuiscono. Oggi l’offerta di cure e assistenza è totalmente inadeguata rispetto al fabbisogno.
È questo, in estrema sintesi, quello che emerge dal report “Il posizionamento strategico ed organizzativo dell’assistenza endocrinologica: stato dell’arte e proposte di sviluppo”, realizzato dall’Associazione Medici Endocrinologi (AME ETS) in collaborazione con Cergas-Sda Bocconi e presentato questa mattina presso l’Auditorium del Ministero della Salute.
“Abbiamo bisogno di una nuova struttura organizzativa che consenta di adeguare l’offerta assistenziale endocrinologica all’attuale richiesta e al prevedibile aumento che si verificherà nei prossimi anni”, dice Franco Grimaldi, presidente dell’AME.
Che l’endocrinologia rappresenti la Cenerentola della sanità italiana è intuibile dai numerosi tagli subiti negli ultimi 10-15 anni e dall’evoluzione separata e non coordinata con le altre due discipline che ad essa afferiscono, la diabetologia e l’andrologia. “Questa parcellizzazione dell’endocrinologia ha di fatto causato una ridotta considerazione della disciplina, testimoniata, in primis, dalla drastica riduzione dei posti letto per Malattie Endocrine, del Ricambio e della Nutrizione”, spiega Vincenzo Toscano, past President dell’AME e coordinatore dello studio. Stando al report, dal 2010 al 2017 i posti letto e i reparti di endocrinologia hanno subito una riduzione, rispettivamente, del 42% e del 35% con una diminuzione più marcata rispetto al dato complessivo di ristrutturazione delle degenze dell’area medica (-13% e -8%). Tutto questo ha avuto un impatto sia sull’assistenza dei pazienti che sul lavoro e sulla formazione degli specialisti in endocrinologia. Tanto che oggi per i neolaureati specializzarsi in endocrinologia non è poi più così attraente.
A questo si aggiunge anche il drastico calo dei posti di specializzazione. “Fino agli anni ’80 – riferisce Toscano – le singole scuole disponevano di circa 15-20 medici l’anno. Gli endocrinologi formati in quegli anni stanno andando progressivamente in pensione con una drastica caduta della disponibilità di endocrinologi sul territorio nazionale, dove in base ai dati epidemiologici delle malattie endocrine (incluso diabete e andrologia), servirebbero almeno dai 2.500 ai 3.000 endocrinologi in servizio. Non va trascurato che studi clinici hanno dimostrato chiaramente che la presenza dell’endocrinologo nel team assistenziale fa la differenza in termini di diagnosi più rapide e con meno indagini” dice Toscano.