Lo pneumologo: "I pazienti no-vax ricoverati fanno resistenza alle cure, hanno troppo spazio sui media"
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Lo pneumologo: "I pazienti no-vax ricoverati fanno resistenza alle cure, hanno troppo spazio sui media"

Francesco Blasi è professore di Malattie dell'apparato respiratorio all'università di Milano: "I no-vax hanno avuto un impatto importante, pur essendo una piccola quota della popolazione italiana vaccinabile, sono un serbatoio in cui il virus circola"

Lo pneumologo: "I pazienti no-vax ricoverati fanno resistenza alle cure, hanno troppo spazio sui media"
Francesco Blasi
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3 Gennaio 2022 - 18.58


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Il problema dei no vax si riflette inevitabilmente su tutta la comunità e il tanto spazio concesso loro in tv, aspetto contestato anche dal presidente Mattarella, gli dà una visibilità ancor maggiore di quella che dovrebbero avere.

“C’è una certa resistenza alle cure da parte di pazienti no-vax che finiscono in ospedale col virus”.
A spiegarlo è Francesco Blasi, professore di Malattie dell’apparato respiratorio all’università degli Studi di Milano e direttore della Pneumologia del Policlinico del capoluogo lombardo. “Noi abbiamo appena aumentato di un terzo i posti letto Covid e li stiamo riempiendo rapidamente. La mia impressione è che in generale anche in questa popolazione di pazienti quando uno sta male vuole essere curato. Ma episodi del genere si verificano, me li riportano diversi colleghi”, racconta.

Però fa riflettere un dato, aggiunge lo specialista: “Stiamo assistendo a un aumento più sostenuto” dei ricoveri “negli ultimi 10 giorni e tutti gli ospedali stanno aprendo nuovi reparti. La diffusione della variante Omicron ha un impatto importante, ma i pazienti gravi sono per lo più non vaccinati o persone fragili con 2 vaccinazioni e non 3. Sono veramente rari in ospedale i vaccinati col booster”, dice commentando la storia della 46enne Brunella Marchetti, stroncata da Covid-19 dopo un mese di coma. La donna è morta proprio nella terapia intensiva del Policlinico, aveva paura del vaccino e aveva scelto di non farlo, secondo quanto raccontato dalla sorella che ha lanciato un appello a tutti, a proteggersi.

Quanto al dibattito sui vaccini, ragiona Blasi, “io penso che ai no-vax venga dato troppo spazio dal punto di vista dell’informazione. Sembra che siano 100 milioni e non lo sono. Certamente i no-vax hanno avuto un impatto importante, pur essendo una piccola quota della popolazione italiana vaccinabile, sono un serbatoio in cui il virus circola ‘impunito’. E questo serbatoio va controllato. Certo un segnale incoraggiante è che nei nostri hub vaccinali vediamo un buon numero di prime dosi, forse per effetto delle misure governative e anche un po’ della paura dei numeri” dell’epidemia “che si stanno alzando di nuovo”.

“Un po’ di resistenze forse le stiamo superando – continua lo specialista – Ed è possibile che nuovi vaccini come quello di Novavax, che è un vaccino proteico ‘vecchio stampo’, qualche paura la faccia passare. Devo dire che è qualcosa di insensato temere i vaccini a mRna perché questi sono un salto di ricerca fantastico, con anni di studio dietro, e saranno la base sicuramente di vaccini antitumorali.

La strada è quella perché sono più veloci da realizzare e più efficaci. E’ stupido pensare che siano pericolosi non c’è nessuna evidenza, mentre ci sono evidenze che funzionano. Per questo sono stupefatto da alcune contraddizioni di chi rifiuta i vaccini, per esempio quando chiamano in causa le polemiche su big pharma, che è la stessa che produce gli antinfiammatori, i monoclonali e il cortisone, però questi farmaci li assumono, il vaccino no”.

Per Blasi è stato importante il messaggio lanciato dal presidente Mattarella: “Meno male che li abbiamo i vaccini e dobbiamo rendercene conto – conclude – Ci sono Paesi come l’Africa e altre popolazioni dove il vaccino non c’è proprio. Noi abbiamo la fortuna di essere nati in un Paese dove si vaccina più di tutti e il vaccino è gratis.

Abbiamo un sistema sanitario che funziona e ha dato grande prova in una situazione emergenziale. Diamo una mano a questo sistema. Perché quando si aprono nuovi letti Covid inevitabilmente ci sono tutta una serie di attività – da quella chirurgica agli ambulatori – che si devono ridurre e l’impatto sulla gestione delle altre malattie si avverte subito”.

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