A circa un mese dalla scoperta della variante Omicron, emerono i primi dati sulle conseguenze che questa nuova variante del Covid-19 sta portando nei soggetti che la contraggono.
Si notano soprattutto le differenze con le altre varianti e in particolare la Delta, ancora dominante in molti Paese.
Sintomi più leggeri per la variante Omicron rispetto al ‘covid’ tradizionale, con la possibilità di pensare a un raffreddore o ad una leggera influenza. La variante Omicron, più contagiosa della variante Delta, appare caratterizzata da tempi di incubazione ridotti e sembra in grado di bucare parzialmente il vaccino.
L’infezione può provocare conseguenze simili ad un malanno stagionale nei soggetti vaccinati, con una durata relativamente breve, in particolare se è stata somministrata anche la terza dose. La nuova variante, alla ribalta da circa un mese, viene associata essenzialmente a cinque sintomi riconducibili ad una forma lieve di covid.
La prima mappa è stata elaborata sulla base dei casi tracciati a Londra tra ottobre e dicembre: i sintomi più comuni riportati e archiviati dall’app ZOE COVID sono stati naso che cola, mal di testa, stanchezza con dolori muscolari, starnuti e mal di gola.
Rispetto alla versione ‘tradizionale’ del covid, associato in particolare alla variante Delta, mancano segnalazioni alla perdita di olfatto e gusto, sintomi ‘spia’ della malattia nelle precedenti ondate.
I sintomi più lievi rischiano di essere confusi con sindromi da raffreddamento, molto comuni nei mesi invernali e decisamente diffusi tra i bambini. Il recupero dalle comuni malattie da raffreddamento avviene nel giro di 10 giorni, secondo i Centers for Disease control negli Stati Uniti. Le persone immunodepresse o affette da asma e patologie respiratorie, però, rischiano di arrivare a sviluppare malattie più serie, come la polmonite.
Per un quadro più completo può essere utile l’esperienza diretta del professor Matteo Bassetti, direttore della clinica di malattie infettive del policlinico San Martino di Genova.
“Ho seguito e sto seguendo centinaia di persone vaccinate con 2 o 3 dosi di vaccino che hanno il Covid. Ebbene queste persone hanno un raffreddore o una forma influenzale che dura 3-4 giorni. Nulla a che vedere con il Covid di un anno fa e con il covid di chi non è vaccinato”, scrive su Facebook il medico.
Il rischio di ricovero in ospedale a causa dei sintomi della variante Omicron è del 40% più basso rispetto alla variante Delta, secondo i dati di una ricerca condotta in Gran Bretagna da un team dell’Imperial College, guidato dal professor Neil Ferguson.
I ricoveri ospedalieri di almeno un giorno sono stati tra il 40% e il 45% inferiori in chi era stato infettato con la variante Omicron, rispetto a chi aveva contratto la variante Delta del virus.
Dati confortanti per quanto riguarda anche la semplice visita in ospedale: chi è contagiato da Omicron ha il 15-20% di rischio in meno – rispetto ad un positivo per Delta – di doversi rivolgere ad un pronto soccorso.
Bassetti, davanti alla ‘nuova’ malattia ritiene indispensabile modificare la strategia: “Dobbiamo quindi continuare con la stessa metodologia di affrontarlo dello scorso anno? Tracciamento? Milioni di tamponi? Isolamento di tutti i contatti? Quarantene dalle durate variabili e diverse a seconda di chi le decide? Reparti Covid dedicati con personale sottratto alle altre attività sanitarie? Colori delle regioni decise sulla base degli ospedalizzati senza distinguere malati da colonizzati asintomatici? Non si può affrontare questa fase con le stesse regole”.