Si avvicina settembre e il ritorno nelle città, con il rientro nelle scuole e negli uffici sarà un banco di prova importante per il governo per misurarsi con l’efficacia della campagna di vaccinazione, ma soprattutto con l’efficacia delle regole da applicare in ambiti come quelli scolastici che nell’ultimo anno e mezzo hanno vissuto momenti difficili.
“Non si deve far passare l’idea che il tampone salivare sia meglio del vaccino, non sostituiscono l’immunizzazione”.
A fare chiarezza è l’immunologo dell’Università Statale di Milano e membro del Cts, Sergio Abrignani, commentando le ipotesi di usare i tamponi salivati rapidi per l’accesso in alternativa al Green pass o per l’accesso a scuola.
“I tamponi salivati antigenici hanno una sensibilità limitata e sono utili perché danno un risultato in pochi minuti ma mitigano il rischio e non l’azzerano”, avverte. Questi test “hanno un senso se usati occasionalmente e non tutti i giorni”, dice Abrignani.
E alla domanda se l’Italia rischia di uscire dalla zona bianca con l’inizio dell’autunno, l’immunologo risponde: “In autunno c’è il rischio della vita di comunità che riparte e se non ci vacciniamo tutti è più probabile che ci siano più focolai. Con i mezzi pubblici al chiuso, le scuole al chiuso, tutta la vita che riparte e si svolge in ambiente chiusi, se abbiamo il 20% di non vaccinati è tutto più a rischio. Spero non ci siano chiusure ma nessuno lo sa. Possiamo mitigare il rischio vaccinandoci il più possibile”.