Una decisione definitiva dovrà essere presa quanto prima, per aiutare a difenderci da tutte le possibili varianti.
Gianni Rezza, epidemiologo, Dg Prevenzione Sanitaria presso il Ministero della Salute, fa il punto della situazione.
Ritiene sia giusto programmare i prossimi richiami, “da effettuare in maniera graduale, sulla base delle necessità e delle evidenze scientifiche”.
Ci sono però ancora delle domande a cui bisogna dare una risposta. La prima è: “Quanto dura l’immunità conferita dai vaccini?”.
Sul punto Rezza spiega: “Al primo quesito non sappiamo ancora del tutto rispondere, visto che il follow-up delle persone vaccinate è ancora troppo breve. Sembra però che, anche se gli anticorpi neutralizzanti tendono a scendere nel corso del tempo, le risposte cellulari e la memoria dell’incontro con l’antigene virale persistano più a lungo di quanto si pensasse. Naturalmente, esiste una variabilità individuale e, soprattutto, persone immunodepresse potrebbero trovarsi per prime in difficoltà di fronte a un attacco virale”.
Il secondo interrogativo riguarda le varianti del Covid. Sono più pericolose? La risposta è articolata, perché dipende dalle mutazioni.
“La variante beta (sudafricana) sembra essere la più resistente ai vaccini, ma per fortuna la sua circolazione da noi è estremamente limitata. Per quanto attiene alla variante delta (indiana), i vaccini conservano un’elevata efficacia nel proteggerci dalle forme gravi di malattia, ma non sempre sono in grado di evitare l’infezione. Ciò vuol dire che, in un certo numero di casi, il virus può continuare a circolare tra le persone vaccinate, pur non causando i danni gravi a cui ci aveva abituato in precedenza”.
L’ultima incognita riguarda l’immunità di gregge. Sarà possibile raggiungerla? Per Rezza non deve essere questo il primo obiettivo, per quanto ambizioso, della campagna vaccinale. Al momento bisogna puntare a proteggere le persone dalle conseguenze più gravi della malattia e a favorire il ritorno alla normalità: “Quando poi avremo vaccinato gran parte della popolazione, continuando per un po’ a mantenere dei comportamenti prudenti, dovremmo vedere anche degli effetti sulla riduzione della circolazione del virus. Sulla terza dose, per ora, conviene astenersi dal solito dibattito fra pro e contro, iniziando a programmare gli eventuali richiami, da effettuare in maniera graduale, sulla base delle necessità e delle evidenze scientifiche”.
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