L'accusa dell'immunologo Minelli: "Rabbia sociale contro la scienza, così siamo tutti minacciati"
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L'accusa dell'immunologo Minelli: "Rabbia sociale contro la scienza, così siamo tutti minacciati"

Il professore: "Il medico finisce nel mirino di gruppi più o meno organizzati di esagitati. Siamo passati dagli spot celebrativi dei medici eroi, al dileggio costante"

Mauro Minelli, specialista in Immunologia clinica e Allergologia
Mauro Minelli, specialista in Immunologia clinica e Allergologia
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15 Giugno 2021 - 17.32


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Non è il primo a lamentarsi di questo odio social proveniente dagli odiatori del web (anche Pregliasco denuncia minacce sulla propria pagina) e così i negazionisti prendono sempre più forma e potere.

Mauro Minelli, responsabile per il Sud della Fondazione italiana di Medicina personalizzate parla delle ingiurie che molti medici sono costretti a subire.

“C’è un dato inoppugnabile ed anche imperdonabile emerso durante quest’ultimo anno e mezzo: il medico che finisce nel mirino di gruppi più o meno organizzati di esagitati.

Siamo passati in poco tempo dagli spot celebrativi dei medici eroi, al dileggio costante di altrettanto autorevoli uomini di scienza. Diciamo pure che l’uso e l’abuso di pareri scientifici quotidianamente rilasciati a mezzo stampa, talvolta contraddittori, ha finito con l’indebolire la figura del medico che da eroe è divenuto obiettivo di protesta e scarico di rabbia sociale, spesso livellando verso il basso quell’autorevolezza da tanti consolidata nel tempo. Io stesso mi trovo continuamente esposto a critiche che sfociano nell’offesa, a insulti, minacce, e a veri e propri tentativi di diffamazione”.

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“Non è una responsabilità –  prosegue – da addossare sulle spalle degli organi di informazione o dei social network, ma è un problema di cui si deve far carico la dirigenza politica che forse non ha provveduto per tempo a tutelare la professionalità dei medici, dei ricercatori, degli scienziati, utilizzati troppo spesso come comparse prese a giornata e non come risorse per la collettività. A questo punto, forse, andrebbe messa in atto una comunicazione rigenerante su vasta scala”, conclude l’immunologo.

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