Clementi preoccupato: "Il ritardato richiamo dei vaccini è una scelta rischiosa"
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Clementi preoccupato: "Il ritardato richiamo dei vaccini è una scelta rischiosa"

Il virologo del San Raffaele di Milano: "Se si hanno i vaccini è bene seguire quello che è stato indicato nella validazione clinica. Validazione che prevede 21 e 28 giorni per Pfizer e Moderna"

Il virologo Massimo Clementi
Il virologo Massimo Clementi
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7 Maggio 2021 - 16.21


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Il mondo scientifico si divide sul prolungamento, probabilmente da metà maggio, del richiamo del vaccino Pfizer e Moderna, che passerrebbe dai 21 giorni attuali (28 per Moderna) a 42 giorni tra la prima e la seconda dose.
“Non ci sono grossi rischi se si posticipa la seconda dose” di vaccino anti-Covid a mRna “quando non si dispone delle quantità di dosi necessarie”, ma “non si può dire che sia sicuramente una scelta esente da problemi.
E’ una scelta strategica, anche sensata per certi versi, ma se le dosi di vaccino ci sono in misura adeguata bisognerebbe seguire quanto previsto” dal normale schema vaccinale. E’ la visione di Massimo Clementi, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’ospedale San Raffaele di Milano e docente all’università Vita-Salute.
“Se si hanno i vaccini è bene seguire scrupolosamente quello che è stato indicato nella validazione clinica del singolo vaccino – dice l’esperto – Validazione che prevede 21 e 28 giorni per Pfizer e Moderna e un periodo più elastico per AstraZeneca”, fra la prima e la seconda dose.
Cosa può accadere se procrastiniamo il richiamo? “E’ vero, immunizziamo più persone. Ma fra loro ci sono quelle che non hanno tutte un’immunità ottimale e molte sviluppano un’immunizzazione al di sopra dei livelli protettivi solo dopo la seconda dose.
Ecco perché questa scelta andrebbe adottata solo se i vaccini scarseggiano.
In situazioni di carenza è meglio fare così” per massimizzare il numero di persone che si riesce a coprire con almeno una dose, “sapendo però che il lenzuolo è corto e se si coprono i piedi ci si scopre da un’altra parte”.
L’Italia è in una situazione tale da giustificare l’allungamento dei tempi fra le due dosi? “Questo non saprei dirlo – risponde Clementi – I vaccini arrivano quotidianamente e spererei di no, che i vaccini non manchino.
Tanto che alcune Regioni non hanno aderito ancora a questo invito e altre, come la Sicilia, hanno detto di avere un mare di dosi AstraZeneca ancora inutilizzate. Forse bisognerebbe fare ‘moral suasion’ su quei signori che non vogliono questo vaccino, affinché si convincano a vaccinarsi con AstraZeneca”. 
 Ieri erano stati gli oncologi, ematologi e cardiologi della Federazione Foce a segnalare che ritardare i richiami nei pazienti fragili potrebbe essere pericoloso in quanto – soprattutto i malati oncologici – hanno meno probabilità di sviluppare un’adeguata risposta anticorpale dopo la prima iniezione scudo.
“Condivido la preoccupazione di questi specialisti – osserva Clementi – Ho visto casi di persone che per patologie di diverso tipo hanno fatto terapie immunosoppressive o cortisoniche prima della vaccinazione, e poi non hanno avuto una risposta ottimale” all’iniezione scudo. “I sani credo rispondano bene già alla prima dose, ma qui parliamo di ritardare il richiamo anche a over 70, magari con situazioni più vulnerabili”.
Il virologo, commentando le scelte britanniche in tema di campagna vaccinale, aveva nei mesi scorsi lanciato un monito sull’importanza di valutare bene se è davvero necessaria la strategia del richiamo posticipato, parlando dell'”azzardo” di ritrovarsi con una popolazione di “‘immunizzati a metà'”.
“Dal punto di vista della circolazione del virus, si potrebbe rischiare di rendere una popolazione non pienamente immunizzata più permeabile a eventuali nuove varianti di Sars-CoV-2 che arrivino dall’estero e che possono appunto replicare meglio in coloro che non hanno una perfetta immunizzazione”, ammette l’esperto.
“Se poi la variante in questione ha anche una caratteristica di diffusibilità, potrebbe preoccupare di più. Certo – puntualizza – va precisato che non va fatto ‘terrore’ sulle varianti.
Ci siamo preoccupati per alcune che poi hanno circolato poco o niente nel nostro Paese. Nel nostro laboratorio a Milano, per esempio, abbiamo isolato solo oggi la prima variante brasiliana. E siamo un laboratorio molto attento a questo monitoraggio.
Tra l’altro, bisogna sempre dire che tutte le varianti attualmente sotto i riflettori in realtà vengono riconosciute dagli anticorpi generati dopo la vaccinazione. Magari con diversa potenza, ma le vaccinazioni le coprono”, conclude.

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