L’epidemiologo Vespignani: “Un altro lockdown non sarà impossibile, necessarie misure territoriali”
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L’epidemiologo Vespignani: “Un altro lockdown non sarà impossibile, necessarie misure territoriali”

Secondo l’esperto, “Se si dovesse arrivare a una nuova chiusura, chi ha preso le decisioni dovrà prendersi le responsabilità politiche e morali“

Alessandro Vespignani
Alessandro Vespignani
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15 Ottobre 2020 - 08.24


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In un’intervista al Corriere della Sera, l’epidemologo Alessandro Vespignani vede nel lockdown una misura estrema e assolutamente da evitare, ma crede in azioni mirate. 

“Tutti sapevamo che l’epidemia avrebbe ripreso forza in autunno, con la riapertura delle scuole, la ripresa delle attività e così via. Ora serve sangue freddo e giocare d’anticipo contro il virus, direi “a zona” per usare un’espressione calcistica. Innanzitutto le misure prese dal governo vanno poi declinate a livello territoriale”. 

Queste le dichiarazioni del direttore del Laboratory for the modeling of biological and Socio-technical Systems, alla Northeastern University..

“Il lockdown non è inevitabile. Se ci si dovesse arrivare, qualcuno dovrà assumersene le responsabilità politiche e morali. Il Covid va stanato regione per regione, città per città, quartiere per quartiere. Occorrono restrizioni mirate, non servono le misure a tappeto. E più che al numero dei positivi in generale, dobbiamo guardare alla situazione negli ospedali, alla saturazione dei posti nelle terapie intensive. Dobbiamo tornare a essere uniti. I numeri di oggi non sono confrontabili con quelli di marzo, ma abbiamo davanti almeno 5-6 mesi durissimi”. 

Nel frattempo è entrato in vigore un nuovo Dpcm: secondo Vespignani è molto confusa la comunicazione in merito.

La raccomandazione di non ospitare non più di sei persone e la questione degli sport amatoriali vietati sono al centro del dibattito. 

“Immagino che il governo abbia adottato queste misure sulla base di dati scientifici. Però ora le deve spiegare e rispiegare ai cittadini. Non ho avuto modo di vedere tutte le carte, ma restiamo sull’esempio degli invitati a casa. Immagino che il comitato tecnico-scientifico abbia raccolto segnali importanti che il coronavirus si trasmette nei contatti con persone estranee al nucleo famigliare, identificato, per stare larghi, con una media di sei persone. Però tutto questo ragionamento va spiegato, altrimenti nessuno capisce l’importanza della misura. Un altro caso: perché il calcetto no e lo sport delle associazioni giovanili sì? Probabilmente perché il calcetto è praticato da milioni di persone, mentre le associazioni giovanili forse coinvolgono 3-400 mila ragazzi e ragazze e quindi sono più controllabili”.

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