Boccia replica alla Meloni: "Lo studio del Cts non era segreto, poteva informarsi meglio"
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Boccia replica alla Meloni: "Lo studio del Cts non era segreto, poteva informarsi meglio"

Il ministro per gli affari regionali: "C'è chi lavora per il Paese e chi lavora contro, non c'era alcun segreto di Stato, si trattava di simulazioni"

Giorgia Meloni
Giorgia Meloni
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1 Settembre 2020 - 09.21


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Che l’unica cifra morale e politica della destra sia la speculazione è noto da tempo.
Diciamo che in tempi di pandemia la destra, ossia il partito delle discoteche dei vip, ha dato il meglio del peggio: sostanzialmente negazionista, no mask e anti-lockdown, i post fascisti, i sovranisti e i bolsonariani nostrani ogni tanto – quando a loro fa comodo – dicono che bisognava chiudere tutto e prima mentre. – chi ha buona memoria lo sa – si sono messi di traverso alle prime forme di chiusura del paese.
“C’è chi lavora per il Paese e chi lavora contro. Giorgia Meloni avrebbe potuto informarsi, chiedendo a ognuno di noi e le avremmo dato le informazioni che sono state date al Paese”.

Lo ha detto intervenendo a “Agorà” su Raitre il ministro per gli Affari regionali, Francesco Boccia, rispondendo alla presidente di Fdi, secondo la quale il governo ha occultato uno studio sulla diffusione del Coronavirus e le previsioni sulla mortalità, elaborato dal Cts, già dal 12 febbraio.
“A fine febbraio, inizio marzo, l’Italia era considerato un Paese di untori, se dopo qualche mese siamo diventati un modello da seguire e uno dei Paesi più sicuri è perché, evidentemente, abbiamo fatto qualcosa e hanno funzionato le scelte che il governo ha assunto. Lo studio, voglio ricordarlo, è stato commissionato dal ministero. Il 12 febbraio penso siano state messe in giro delle bozze per una simulazione che prevedeva delle ipotesi, delle previsioni”.
“Lo studio – ha aggiunto Boccia – ha avuto una sua evoluzione e poi un epilogo il 5 o 6 marzo. Se non ricordo male aveva tre opzioni ma non c’era nulla da nascondere, perché era una delle tante valutazioni su delle ipotesi. C’erano delle simulazioni che prevedevano da uno a due milioni di contagiati, valutando cosa sarebbe successo come impatto sulle terapie intensive e su sistema sanitario. Non mi pare sia un segreto di Stato, dato che ne abbiamo discusso a marzo.
“Gli studi e le analisi rigorose sono stati tanti. Ricordo che a noi del governo dicevano che eravamo cattivi, che non dovevamo chiudere, che si trattava poco più di un’influenza. Ricordo i leader della destra che dicevano che stavamo affamando il Paese… erano gli stessi giorni. Invece – ha concluso il ministro delle Regioni – abbiamo fatto delle valutazioni molto rigorose. Non c’è un segreto di Stato. Parliamo di uno studio autorevole che poi è stato completato il 5 o 6 marzo”.

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