Sebbene Trump e gli arruffapopolo pari suoi come Matteo Salvini continuino a gettare fango sulla Cina insistendo con la teoria complottista del virus creato in laboratorio, nel mondo scientifico non solo il dibattito è stato ampiamento superato, ma si è andati oltre: la rivista ‘Nature’ (la stessa, per tutti gli amanti del complottismo, su cui era comparso l’articolo che aveva ispirato la puntata di Leonardo del 2015, quella proprio sul virus creato in laboratorio che molti – compreso Salvini – avevano spacciato per il Sars-CoV-2) ha infatti pubblicato un articolo in cui ricostruisce l’albero genealogico del virus, andando indietro nel tempo fino a 140 anni fa. Il nuovo coronavirus “condivide il 96% del suo materiale genetico con un virus trovato in una grotta nello Yunnan, in Cina, abitata dai pipistrelli. Ma c’è una differenza cruciale: il virus del pipistrello dello Yunnan non sembra infettare le persone”, scrive Nature.
Quindi, negli ultimi 40-70 anni, gli antenati di Sars-CoV-2 si sarebbero separati dalla versione dei pipistrelli. Citando numerosi studi, la rivista indaga sulle varie caratteristiche che avrebbero permesso al virus di Covid-19 di infettare così efficacemente le cellule umane. Questi risultati suggeriscono “una lunga storia familiare, con molti rami” dell’albero genealogico del coronavirus localizzati nei pipistrelli e possibilmente nei pangolini, e alcuni ‘cugini’ che potrebbero avere capacità simili di causare una pandemia, come afferma Rasmus Nielsen, biologo evoluzionista all’Università della California a Berkeley, coautore di uno di questi lavori. “E’ necessario un costante monitoraggio e una maggiore vigilanza rispetto all’emergenza di nuovi ceppi virali di origine zoonotica”, afferma Nielsen.
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