Le protesi robot che si controllano col pensiero
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Le protesi robot che si controllano col pensiero

L'operazione è stata effettuata in Colorado, su un uomo che aveva perso gli arti in un incidente 40 anni fa.

Le protesi robot che si controllano col pensiero
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19 Dicembre 2014 - 21.45


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Per la prima volta sono state impiantate due cyber-protesi intelligenti, due braccia robotiche controllate con il pensiero.
È accaduto in Colorado, al Johns Hopkins University Applied Physics Laboratory, questa estate, quando un uomo di mezza età è diventato il primo amputato bilaterale a indossare e controllare contemporaneamente due protesi modulari realizzate nel laboratorio. I risultati dell’esperimento sono stati resi noti in questi giorni. Les Baugh, che aveva perso le braccia in un incidente elettrico 40 anni fa, è stato in grado di gestire il sistema semplicemente pensando di muovere le sue nuove braccia, riuscendo ad eseguire una serie di attività sorprendenti dopo solo un breve periodo di formazione.

Baugh è rimasto in città per due settimane nel mese di giugno, per un progetto che puntava a valutare l’utilizzo pratico delle Mpl (Braccia potesiche modulari), sviluppate dall’istituto negli ultimi dieci anni. Prima di indossare le cyber-protesi, l’uomo ha dovuto subire un intervento chirurgico conosciuto come reinnervazione muscolare mirata, al Johns Hopkins Hospital. «Si tratta di una tecnica relativamente nuova, che ripristina i nervi che un tempo controllavano il braccio e la mano», spiega il chirurgo Albert Chi. «Con la riassegnazione dei nervi esistenti, possiamo rendere possibile a chi ha subito amputazioni dell’avambraccio di controllare le protesi semplicemente pensando all’azione che vogliono svolgere».

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Dopo il recupero, Baugh ha lavorato con i ricercatori del laboratorio per mettere a punto il software che gli avrebbe permesso di muovere le cyber-braccia. «Utilizziamo algoritmi di riconoscimento per identificare i singoli muscoli – spiega Chi – Poi prendiamo tutte le informazioni necessarie per tradurre i comandi in movimenti reali delle protesi». Il paziente è stato dotato di una sorta di sacca per il busto e le spalle che sosteneva gli arti protesici e consentiva le connessioni neurologiche. Il team ha anche utilizzato un ambiente in realtà virtuale per ‘allenarè l’uomo alle sue nuove braccia. Quando si è sentito pronto, l’uomo ha indossato le super braccia robot – che nell’aspetto ricordano un pò gli arti di Terminator – confessando di sentirsi «in un mondo completamente diverso». Dopodiché è riuscito a spostare diversi oggetti, tra cui una tazza vuota, da uno scaffale a un altro.

Operazioni complesse eseguite dopo appena 10 giorni di formazione, sottolineano i ricercatori, colpiti dalla velocità con cui l’uomo ha imparato a eseguire i movimenti e anche dal numero di azioni che è stato in grado di fare, controllando entrambe le braccia allo stesso tempo. «Questa è la prima volta che si riesce a controllare due mani contemporaneamente», dicono i ricercatori. Secondo Michael McLoughlin, ricercatore principale del Programma, «siamo solo all’inizio. È come nei primi giorni di Internet: c’è un enorme potenziale davanti a noi, abbiamo appena iniziato su questa strada. Penso che i prossimi cinque-dieci anni segneranno progressi fenomenali». Il prossimo passo sarà quello di mandare a casa Baugh con un paio di protesi robot, per vedere come funzionano nella vita di tutti i giorni. Un giorno atteso con impazienza dall’uomo, che non vede l’ora di cimentarsi in azioni normali, come prendere una lattina da un distributore. «Cose che le persone fanno tutti i giorni, senza neanche pensarci».

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