Una cura per l’Aids in grado di indurre una remissione totale della malattia sembra essere più vicina. Senza dover costringere i pazienti – 33 milioni in tutto il mondo – ad assumere a vita, come avviene ora, quel cocktail di farmaci che costituisce la terapia antiretrovirale.
È questo il sogno di molti, che però adesso, grazie a una ricerca di un team italo-americano, coordinato da Andrea Savarino dell’Iss e pubblicata su Retrovirology, sembra aver compiuto un importante passo avanti nella direzione giusta.
Il team di ricercatori ha aggiunto alla terapia antiretrovirale due farmaci, l’auranofin, un composto a base di sali di oro già conosciuto, e, per la prima volta, la butioninasulfossimina, un agente chemiosensibilizzante (Bso), ottenendo cosi’, nei macachi usati come modello (il più vicino all’Aids umano), dopo un periodo di sospensione della terapia, una remissione della patologia. La combinazione di farmaci ha, in pratica, rimpiazzato gradualmente e senza provocare effetti collaterali i linfociti “malati” con cellule nuove e perfettamente funzionanti, anche se, in un primo momento, non è riuscita a prevenire un’iniziale ricarica del virus.
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