Cristianesimo e socialismo: nuovo dialogo per l'Europa tra visione, realismo e crisi della politica democratica
Top

Cristianesimo e socialismo: nuovo dialogo per l'Europa tra visione, realismo e crisi della politica democratica

La sfida è mettere socialisti e cattolici su un cammino comune e soprattutto in sintonia sulla lettura del mondo

Cristianesimo e socialismo: nuovo dialogo per l'Europa tra visione, realismo e crisi della politica democratica
Monsignor Vincenzo Paglia e Goffredo Bettini
Preroll

globalist Modifica articolo

28 Febbraio 2025 - 18.51


ATF

di Antonio Salvati

Goffredo Bettini ne è convinto da tempo. Occorre un soggetto di centro, liberale e di impegno civico. Non un partito cattolico. Del resto i cattolici stanno dappertutto ovunque, stanno a destra, come nel Pd. La sfida è mettere socialisti e cattolici su un cammino comune e soprattutto in sintonia sulla lettura del mondo. Per questo insieme ad alcuni amici ha promosso l’incontro Una vita autentica. Dialogo tra socialismo e cristianesimo, tenutosi lo scorso 27 febbraio a Roma con il sindaco Roberto Gualtieri, Vincenzo Paglia, Andrea Orlando e Ernesto Maria Ruffini, tra gli altri.

L’intento era quello di affrontare il tema cruciale di un nuovo impegno e di una nuova partecipazione dei cattolici nella società italiana, insieme ad una sinistra critica – per Bettini – in grado di rinnovarsi. L’iniziativa scaturisce anche da un’irrequietezza generale dei cattolici democratici nei confronti di una politica sempre più articolata su un esclusivo crinale destra-sinistra, che non lascia nessun margine alla cultura della moderazione intesa come mediazione. Un’inquietudine ampiamente manifestatasi nel corso delle recenti giornate della Settimana sociale di Trieste, caratterizzata da una significativa partecipazione di giovani.

Giornate che hanno manifestato una Chiesa italiana che nelle sue molteplici e diversificate espressioni è presente lungo le linee di giuntura e/o di crisi del nostro Paese. In particolar negli ambiti in cui si avverte maggiormente l’esclusione, tarlo insidioso che corrode il tessuto democratico: dalle periferie delle grandi città al mondo dei migranti e dei profughi, dalle fasce più vulnerabili alle disparità territoriali dell’Italia e si potrebbe continuare.

Leggi anche:  La fede degli anziani tra benessere e spiritualità: un’indagine sulla religiosità in età matura

Questa presenza, là dove il tessuto sociale si lacera, è – ha osservato lo storico Adriano Roccucci – una ricchezza del cattolicesimo in Italia che va sostenuta e valorizzata e che deve acquisire spessore culturale per una maggiore incidenza sociale e politica. Non si tratta solo di tradurre la Dottrina sociale della Chiesa nella dimensione della vita pubblica contemporanea o di far richiami alla lezione di Aldo Moro e, naturalmente, alla fascinazione per personalità così diverse eppure intimamente legate tra loro come il cardinale Zuppi e il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

La vittoria di Trump ha segnato fortissimo un confine. «Tra un esasperato egoismo e il rispetto dell’altro, tra una libertà consapevole e una libertà anarchica dovuta alla potenza materiale, economica e guerresca. Il suo video su Gaza gronda del sangue che sarebbe necessario per farne una realtà. Questo confine va protetto con un cambiamento profondo dell’Europa, che dovrebbe tornare a fare il proprio mestiere».

Così Goffredo Bettini ha tracciato il percorso all’iniziativa, proponendo una carta di valori comuni partendo «da vita autentica e più giusta, pace, difesa comune, multilateralismo». Una carta da firmare in un luogo simbolico, come Assisi, che «permetterebbe di avere dei valori affini e costruire la coalizione a maglie larghe».

L’Europa in questi anni si è «appiattita su un atlantismo di pura obbedienza. Ha perso la sua autonomia, il suo profilo culturale, il senso della sua missione nel mondo. La sua radice del Dopoguerra, socialista e cristiana. Invece di essere ponte tra diverse civiltà e raccordo tra diverse nazioni, ha rilanciato sempre l’iniziativa degli Stati Uniti d’America, aggiungendo qualcosa in più. Anche l’Italia. Tradendo, così, la sua tradizionale politica di dialogo nel mondo e nel Mediterraneo. Da Andreotti fino a Craxi».

Leggi anche:  La fede degli anziani tra benessere e spiritualità: un’indagine sulla religiosità in età matura

Un’Europa che ha smarrito se stessa, affidandosi completamente al suo alleato, ritrovandosi silente e balbettante. Per Bettini si doveva aiutare l’Ucraina con le armi, «ma bisognava invocare comunque la pace e la trattativa. Invece si è invocata solo la guerra, accompagnata da un linguaggio esasperato per sostenerla e per illudersi di vincerla. La guerra non è mai neutra. Anche chi la pratica con buone ragioni lascia materiali tossici, difficili poi da smaltire. La guerra impone che il tuo avversario sia descritto sempre come un pazzo, o un mostro, il peggio dell’umano. Nella guerra non si comprendono mai le ragioni storiche che hanno mosso popoli e nazioni ad ingaggiarla».

Un’Europa spinta dai suoi stessi errori ad invocare la guerra, quando si poteva e si doveva aprire uno spiraglio di pace. Quale pace? «Una pace che renda conto del sacrificio umano e materiale del popolo ucraino e del fatto che lo stesso Zelensky è stato spinto dall’Occidente. Una parte del quale, la più potente, nel suo stile mercantile, gli chiede ora un risarcimento economico delle spese sostenute. Una pace doppiamente imperiale. Di Trump e Putin, nel disprezzo del Vecchio Continente».

Serve sottrarsi da ulteriori condizionamenti. Di realizzare una difesa comune, «per un ruolo di deterrenza, di equilibrio, di pace in un mondo sconvolto. Di rispondere a Trump, aprendosi all’India, alla Cina, alle sponde africane. Smontando finalmente l’idiozia di un Occidente unito, libero e democratico contro il resto del mondo autocratico».

Leggi anche:  La fede degli anziani tra benessere e spiritualità: un’indagine sulla religiosità in età matura

Ci sono tanti Occidenti. Anche l’Occidente è macchiato di sangue e di barbarie. «Nell’Occidente è nato il pensiero che ha voluto la Shoah, che noi aborriamo. E nel resto del mondo non ci sono solo sgozzatori fanatici, ma tante e diverse civiltà che intendono affacciarsi nell’arena mondiale».

Per l’ex ministro ed esponente Pd Andrea Orlando, cristiani e socialisti si inseguono e si separano, si combattono si alleano, si contaminano da quasi due secoli. È l’ispirazione «cristiana a suscitare le prime utopie socialiste, l’ambizione della scientificità del socialismo marxista ed il presidio di interessi sociali parzialmente diversi li ha spesso divisi, ma questo non ha impedito per esempio al socialismo del Nord Europa di continuare ad attingere largamente alla tradizione evangelica».

Le regole del multilateralismo sono travolte dalla pressione di soggetti economici in grado di essere al contempo finanza, informazione, controllo dei dati ed in ultima analisi potere politico puro. Persino «il mercato viene sostituito dalla mera logica dei rapporti di forza determinata dall’intreccio tra vecchi e nuovi Leviatani, tra poteri pubblici e smisurate potenze economiche».

La scarsa presenza di forze in grado di civilizzare questa assenza di misura non può essere un alibi per la politica. La politica deve interrogarsi invece – spiega Orlando – «su quali possano essere le vie oltre i vecchi steccati, in grado di liberare energie e di offrire la possibilità del riscatto collegando esperienze e domande».

Native

Articoli correlati