Criminale di guerra libico liberato: la Corte penale internazionale chiede spiegazioni al governo Meloni
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Criminale di guerra libico liberato: la Corte penale internazionale chiede spiegazioni al governo Meloni

La Corte penale internazionale (Cpi) ha richiesto spiegazioni all'Italia mercoledì scorso sulla scarcerazione di Njeem Osama Al-Masri, un generale libico ricercato per crimini di guerra commessi in Libia

Criminale di guerra libico liberato: la Corte penale internazionale chiede spiegazioni al governo Meloni
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22 Gennaio 2025 - 22.46


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La Corte penale internazionale (Cpi) ha richiesto spiegazioni all’Italia mercoledì scorso sulla scarcerazione di Njeem Osama Al-Masri, un generale libico ricercato per crimini di guerra commessi in Libia dopo la rivoluzione che ha rovesciato il regime del colonnello Muammar Gaddafi.

Al-Masri era stato arrestato a Torino, dove si trovava per assistere alla partita di calcio Juventus-Milan lo scorso sabato, ma è stato rimandato in Libia martedì. La Cpi aveva emesso un mandato d’arresto per il militare libico, accusandolo di crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati nella prigione di Mitiga, vicino Tripoli, a partire dal febbraio 2011.

“Su richiesta e nel pieno rispetto delle autorità italiane, la Corte si è deliberatamente astenuta dal commentare pubblicamente l’arresto,” ha dichiarato la Cpi. “Il 21 gennaio, senza preavviso o consultazione con la Corte, Almasri sarebbe stato rilasciato e riportato in Libia. La Corte sta cercando, e non ha ancora ottenuto, una verifica da parte delle autorità sui passi compiuti.” La Corte, con sede all’Aia, ha ribadito che “è dovere di tutti gli Stati cooperare pienamente con la Corte nelle sue indagini e azioni penali per i crimini.”

Perché e come Al-Masri è stato rilasciato e rimandato in Libia

L’arresto non è stato convalidato dai giudici della Corte d’Appello di Roma a causa di “errori procedurali”. Non essendo stato preceduto da un’interlocuzione con il Ministero della Giustizia, responsabile dei rapporti con la Cpi, il provvedimento è stato considerato invalido. La normativa internazionale richiede l’autorizzazione del Ministero, che deve coinvolgere la Procura generale per chiedere alla Corte d’Appello l’emissione di un provvedimento di custodia cautelare. Questura e polizia giudiziaria non possono agire autonomamente.

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La Corte d’Appello di Roma ha motivato la scarcerazione affermando che “il ministro è stato interessato da questo ufficio il 20 gennaio, immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, e che, ad oggi, non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito.”

Quali sono le accuse contro Al-Masri

Al-Masri è accusato di crimini di guerra e torture iniziati nel 2011, anno in cui è scoppiata la guerra civile libica. In qualità di capo della Rama, la polizia giudiziaria libica, è considerato corresponsabile di massacri e sparizioni a Tarhuna, vicino Tripoli, dove sono state rinvenute fosse comuni e testimoni lo hanno accusato di torture fisiche e psicologiche.

Come direttore del carcere di Mitiga, Al-Masri è accusato di aver torturato, ucciso e ridotto in schiavitù migliaia di migranti subsahariani, incarcerati e costretti ai lavori forzati.

Al-Masri accolto all’aeroporto di Tripoli con tutti gli onori

Al-Masri è tornato in Libia con un volo partito dall’aeroporto di Torino Caselle, che, secondo fonti giornalistiche, era già pronto prima della sua scarcerazione, mentre il Ministero della Giustizia esaminava ancora le carte sul suo arresto. L’aereo, appartenente al governo italiano, è atterrato a Tripoli alle 21:42.

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All’aeroporto, una folla festante lo ha accolto, mentre diverse figure del governo libico e dell’amministrazione giudiziaria avevano fatto pressioni per la sua liberazione. Abdel Moaz Nouri Boraquob, direttore del carcere di Ain Zara, aveva scritto su Facebook elogiando la professionalità di Al-Masri e auspicando il suo “ritorno a casa sano e salvo al più presto.”

Le opposizioni chiedono chiarimenti sulla liberazione del libico

L’opposizione ha accusato il governo Meloni di aver liberato “un torturatore.” Il governo non ha replicato alle accuse dell’ong Mediterranea, che ha denunciato una connivenza tra Italia, Unione Europea, Al-Masri e il governo libico. Secondo Mediterranea, questa politica di “compromesso morale” sarebbe motivata da ragioni politiche legate alla gestione dei flussi migratori.

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, riferirà la prossima settimana in Parlamento sul caso, che segue di pochi giorni un’altra vicenda controversa: la liberazione dell’iraniano Mohammed Abedini Najafabadi, coincisa con il rilascio della giornalista Cecilia Sala in Iran.

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