Bersani vince la querela con Vannacci che l'accusava di averlo diffamato
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Bersani vince la querela con Vannacci che l'accusava di averlo diffamato

Pier Luigi Bersani assolto dall'accusa di aver diffamato il generale Roberto Vannacci sul palco della festa dell'Unità di Ravenna

Bersani vince la querela con Vannacci che l'accusava di averlo diffamato
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5 Novembre 2024 - 12.47


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Vannacci voleva vincere ma ha perso. “Apprendo dalla stampa”. Lo scrive sui suoi canali social Pier Luigi Bersani, pubblicando l’immagine di una pagina di quotidiano con la notizia della sua assoluzione dall’accusa di aver diffamato il generale Roberto Vannacci sul palco della festa dell’Unità di Ravenna. I fatti risalgono al 1 settembre 2023, quando l’ex segretario del Pd aveva usato la parola “c…e” riferita al generale durante un’intervista.

“Il fatto non sussiste”

L’assoluzione è stata pronunciata “perché il fatto non sussiste”. Sulla questione, come riportato dal Resto del Carlino, dopo la querela di Vannacci, il 27 febbraio la Procura ravennate aveva chiesto per Bersani un decreto penale di condanna per 450 euro di multa per diffamazione aggravata dal mezzo (oltre che davanti a centinaia di persone, l’intervista era stata trasmessa in diretta streaming sul canale YouTube del Pd), in quanto poteva “dirsi provata la penale responsabilità sulla base delle documentazioni audio-video” acquisite dalla Digos ravennate. Il gip Corrado Schiaretti, dopo una disamina giuridico-grammaticale, ha invece concluso che la richiesta del Pm non può “essere accolta per insussistenza giuridica e prima ancora linguistica”.

In particolare Bersani, in relazione al bestseller di Vannacci “Il mondo al contrario”, aveva ambientato il suo ragionamento in un ipotetico “bar Italia” e, intervistato da una giornalista, aveva posto questa domanda: “Ma se in quel bar lì è possibile dare dell’anormale a un omosessuale, è possibile anche dare del c…e a un generale?”. Nello specifico secondo il giudice, le parole di Bersani “non possono essere qualificate come metaforiche”, ma è accaduto piuttosto che “il querelante abbia confuso la figura della metafora con quella della allegoria”.

Insussistenza anche linguistica

Ovvero Bersani “descrive un luogo inesistente dove sarebbero leciti linguaggi in netto contrasto con la sensibilità civile”. È cioè evidente che, “essendo nota la storia personale e l’ironia di cui Bersani ha fatto sfoggio in decenni di carriera politica, la frase incriminata appare all’ascoltatore non credibile: un artificio retorico volto all’ironia politica nei confronti della destra italiana”. In definitiva l’ex segretario Pd aveva “voluto evidenziare che, come è sbagliato dare dell’anormale a un omosessuale, è altrettanto sbagliato dare del c…e a un generale”.

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