Un po’ di considerazioni sul voto alle regionali in Liguria. Sintesi percentuali e numeri: ha vinto il sindaco di Genova Marco Bucci, candidato dal centrodestra, con il 48,7% dei voti, che ha superato sul filo di lana, con 8.400 voti in più, il candidato del centrosinistra, Andrea Orlando, Pd, arrivato al 47,4%.
Tuttavia, in voti assoluti, la coalizione di centrodestra ne ha totalizzati 291mila, ben 92mila in meno di quelli ottenuti alle regionali del 2020, contro i 282mila e rotti del centrosinistra, 17mila in più rispetto al 2020 (sostanzialmente con gli stessi alleati nei due campi). Il dato più deprimente è quello della partecipazione: ha votato solamente il 46% degli aventi diritto, il 7% in meno di quattro anni fa, a dimostrazione della sfiducia crescente degli elettori nella politica di tutti i partiti: di destra, centro e sinistra.
Nel voto di lista il Partito democratico ha ottenuto un indiscutibile successo: è largamente il primo partito con 160mila voti e il 28,4%, in netta crescita rispetto ai 124mila voti del 2020 (l’8,6% in più). Quasi doppiati i Fratelli d’Italia, che si fermano al 15%, quattro punti in più delle precedenti regionali ma ben 11 in meno rispetto alle ultime europee (anche se, presumibilmente, una parte dei loro voti sono andati alla lista di Bucci presidente).
Il tracollo più vistoso è quello della Lega, che prende meno della metà dei voti di quattro anni fa, da 107mila a 47mila, scendendo all’8,5%. Quasi dimezzato è anche il Movimento cinquestelle, che passa dai 48mila voti del 2020 ai 25mila di ieri (4,6%).
Sintesi politica: il centrosinistra ha perso una partita che sembrava vinta dopo lo scandalo corruzione che ha portato all’arresto e alle dimissioni dell’ex presidente Toti, e che poteva vincere anche quando la Meloni ha deciso di puntare sul civico Bucci, riaprendo la partita.
Il centrosinistra ha perso in primo luogo perché non è una coalizione unita che marcia compatta nella stessa direzione, con idee e programmi condivisi, con gli stessi obiettivi politici, con leader “amici” e leali l’un con l’altro, con la comune volontà di voler essere un’alternativa credibile alla destra. Al di là degli intenti sinceramente unitari e alternativisti della Schlein, è invece una coalizione ballerina, sostanzialmente divisa al proprio interno, con alleati improvvisati che pensano soprattutto al loro tornaconto, con leader che hanno un ego che li precede di chilometri e prevale sempre sull’interesse comune, che si mettono assieme solo quando gli conviene, quando il candidato è il loro, o che chiedono di allearsi per scompaginare i giochi e mettere in difficoltà gli altri.
Due esempi? Renzi che sta in giunta a Genova con la destra ma vuole correre alle regionali con la sinistra. Conte che non trova di meglio che rompere con Grillo alla vigilia del voto, e il fondatore del suo partito che neppure va a votare.
Il centrodestra ha vinto non perché abbia governato bene e non abbia pagato lo scandalo Toti (92mila voti in meno non sono noccioline, Orlando che vince a Genova contro il sindaco Bucci, superato di 18mila voti e in quasi tutti i quartieri, è un dato politico rilevante, il crollo dell’astensione riguarda anche e forse soprattutto il centrodestra), ma perché ha indovinato il “candidato migliore”.
Bucci è civico “vincente”, un sindaco del fare, del Ponte di Renzo Piano, radicato nel territorio, con un buon rapporto e una buona empatia con i liguri. Orlando, che pure è ligure, da molti anni uno dei maggiori dirigenti nazionali del Pd, più volte ministro, persona seria e limpida ma con meno empatia del rivale, probabilmente è stato percepito come il politico di professione che sta a Roma, lontano dalla sua regione, espressione di una politica nazionale che non conquista, da anni, sempre più, la fiducia dei cittadini. E lo si è visto anche nel voto disgiunto, con una quota, anche se piccola (mezzo punto percentuale), di elettori di centrosinistra che hanno votato il candidato del centrodestra.
Entrambi i candidati hanno garantito un valore aggiunto alle proprie coalizioni, ma il contributo di Bucci è stato maggiore. Il sindaco di Genova ha preso 19mila voti in più rispetto alle liste di centrodestra, Orlando solo 13mila in più rispetto alla coalizione di centrosinistra. Significa che erano entrambe buone candidature, ma quella di Bucci è stata più decisiva.
Infine, una riflessione sulla politica come potere puro, delle clientele, degli amici degli amici e dei favori. Orlando ha vinto in tre delle quattro città capoluogo della Liguria: Genova, La Spezia e Savona, confermando la tendenza del Pd a essere partito vincente nelle città, e in particolare nelle Ztl, che raccoglie però scarsi risultati nelle periferie e in provincia, nei comuni più piccoli.
A Imperia, invece, Bucci ha vinto alla stragrande, sia in città sia in provincia, con quasi 25 punti e 16mila voti di vantaggio su Orlando. E sapete perché? Perché a Imperia regna Claudio Scajola, per anni uno dei più importanti dirigenti di Forza Italia, ex ministro degli Interni, il potente a cui regalavano case a sua insaputa, che dal 2018 è tornato in politica e fa il sindaco della città.
Il prototipo del “cacicco”, capace di gestire migliaia di preferenze con la pratica del sottogoverno, che a questa tornata ha indirizzato su Bucci e sul suo partito, tanto che Forza Italia in provincia di Imperia ha preso il 17,5%, più del doppio di quel che ha raccolto a livello regionale, e Orlando è stato a sua volta quasi doppiato dal rivale.