Liguria a destra, Pd primo partito con il 28% mentre tra Renzi, Conte (e Grillo) è scontro
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Liguria a destra, Pd primo partito con il 28% mentre tra Renzi, Conte (e Grillo) è scontro

 Il centrosinistra perde in Liguria. Il testa a testa, fino all'ultimo voto, tra Marco Bucci e Andrea Orlando, tiene dirigenti e militanti incollati a proiezioni e tg per tutto il pomeriggio, in collegamento costante con Genova

Liguria a destra, Pd primo partito con il 28% mentre tra Renzi, Conte (e Grillo) è scontro
Marco Bussi vince le regionali in Liguria
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28 Ottobre 2024 - 22.45


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 Il centrosinistra perde in Liguria. Il testa a testa, fino all’ultimo voto, tra Marco Bucci e Andrea Orlando, tiene dirigenti e militanti incollati a proiezioni e tg per tutto il pomeriggio, in collegamento costante con Genova. Elly Schlein arriva al Nazareno intorno alle cinque e rimane sempre in contatto con il candidato del centrosinistra, che si arrende solo per poche migliaia di voti, meno di un punto percentuale. La vittoria di Orlando era considerata un obiettivo raggiungibile per molti, dopo lo scandalo Toti. Poi le liti e i veti incrociati all’interno della coalizione hanno complicato il percorso. A spoglio ultimato, però, tra i dem è difficile trovare chi parla di `sconfitta´. Il Pd, infatti, è il primo partito e supera il 28% dei consensi, quasi doppiando FdI. «Il dato da cui partire è quello delle Regionali del 2020 quando il centrodestra prese il 56,13% contro il 38,90% del centrosinistra, abbiamo quasi azzerato 17 punti di svantaggio», ricordano dalle parti di Orlando.

Non solo: nel 2020, quando Ferruccio Sansa provò a sfidare Giovanni Toti, i dem si fermarono al 19%. Alle scorse Europee, il partito di Schlein aveva esultato per il 24%. Adesso non basta il 28 a vincere, ma – spiega un alto dirigente – «si tratta comunque di un risultato enorme. Noi cresciamo ancora, il problema non siamo noi». Il riferimento, non proprio velato, è al M5S. I pentastellati si fermano al 4,7%, peggiorando il 7,7% del 2020 e il 9,99% delle ultime elezioni europee.

Nel quartier generale di Campo Marzio le bocche restano cucite. Le elezioni amministrative, a parte alcune eccezioni, non sono mai state il punto di forza del Movimento ma questa volta a pesare è anche lo scontro interno tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo, specie nella sua Liguria. Il fondatore M5S decide addirittura di non andare a votare, disertando il suo seggio a Sant’Ilario e volendo quasi rendere plastico ed evidente il destino di tanti ex elettori pentastellati, oggi tornati a rifugiarsi nell’astensionismo.

Dal M5S la vicecapogruppo alla Camera Vittoria Baldino punta il dito proprio contro il garante: «Quel video» di Grillo «il giorno del silenzio elettorale credo che abbia disorientato il nostro elettorato. È molto più facile distruggere che costruire. Noi stiamo cercando di costruire un progetto solido. C’è un momento di confronto aspro e c’è una costituente che stiamo portando avanti».

Se Conte e i suoi preferiscono non reagire a caldo alla sconfitta, è Matteo Renzi che – a risultati acquisiti – approfitta subito per togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Il leader di Iv augura buon lavoro a Bucci, `saluta´ la battaglia di Andrea Orlando, che «ha combattuto una partita equilibrata e ha perso per un pugno di voti» e poi si scaglia contro l’ex premier: «Oggi ha perso soprattutto chi concepisce la politica come uno scontro personale, come un insieme di antipatie e vendetta. Ha perso chi mette i veti. Ha perso chi non si preoccupa di vincere ma vuole solo escludere e odiare. Ha perso Giuseppe Conte, certo, e tutti quelli che con lui hanno alzato veti contro Italia Viva», taglia corto.

«Solo le mie preferenze personali delle Europee (6.500 voti di preferenza, e 4.200 quelli di Paita, fa i conti Francesco Bonifazi) sarebbero bastate a cambiare l’esito della sfida, solo quelle. Aver messo un veto sulla comunità di Italia Viva ha portato il centrosinistra alla sconfitta. Senza il centro non si vince: lo ha dimostrato la Basilicata qualche mese fa, lo conferma la Liguria oggi. Vedremo se qualcuno vorrà far tesoro di questa lezione», insiste.

«Avere espulso all’ultimo istante dalla coalizione a sostegno di Orlando la Lista Riformisti uniti per la Liguria, con +Europa, Italia Viva, PSI e altri, accettando il veto di Conte, è stato puro autolesionismo», gli fa eco da Più Europa Benedetto Della Vedova. E se tiene Avs (i rossoverdi mantengono il 6% raggiunto alle Europee) la coalizione dovrà adesso prepararsi ad affrontare le prossime sfide in Emilia Romagna e Umbria. Perché il 3 a 0 è saltato, ma per Schlein, Conte e compagni (Renzi compreso, nelle prossime due battaglie elettorali) la «costruzione dell’alternativa alla destra» passa anche da lì.

Orlando, dopo aver fatto da «cavia» avverte: «Qui abbiamo pagato qualche difficoltà del cosiddetto campo largo, i numeri sono indicativi. Il centrosinistra deve darsi un assetto coalizionale stabile, non si può cambiare `format´ ogni volta».

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