La 'rissa nera' tra reazionari e post-fascisti che ha portato alle dimissioni di Spano mentre Giuli balla
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La 'rissa nera' tra reazionari e post-fascisti che ha portato alle dimissioni di Spano mentre Giuli balla

La nomina ha scatenato reazioni molto dure, soprattutto tra i vertici di Fratelli d’Italia e il presidente del Senato, Ignazio La Russa.

La 'rissa nera' tra reazionari e post-fascisti che ha portato alle dimissioni di Spano mentre Giuli balla
Giuli e Spano
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23 Ottobre 2024 - 17.25


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Francesco Spano, è stato nominato da Alessandro Giuli come capo di gabinetto del Ministero della Cultura il 14 ottobre scorso, dopo aver sostituito Gilioli.

La nomina ha scatenato reazioni molto dure, soprattutto tra i vertici di Fratelli d’Italia e il presidente del Senato, Ignazio La Russa. La controversia non è nata solo per la rimozione di Gilioli, un funzionario proveniente da Palazzo Madama, ma anche per il passato di Spano.

Nel 2017, Spano era stato infatti al centro delle critiche della destra e di Giorgia Meloni per aver concesso, in qualità di capo dell’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali), finanziamenti a un’associazione LGBT legata ad attività di sesso a pagamento. Nonostante l’indagine della Corte dei Conti si fosse conclusa senza conseguenze grazie alle sue dimissioni dall’Unar, la vicenda ha continuato a pesare sulla sua reputazione.

La tensione è cresciuta anche all’interno di Fratelli d’Italia, con commenti omofobi nelle chat del partito: il 12 ottobre scorso, nella chat romana del partito, Fabrizio Busnengo, coordinatore del Municipio IX, ha scritto un messaggio offensivo, definendo Spano un “pederasta” e criticandolo per le sue posizioni sui diritti Lgbtq. Questo episodio ha portato alla sua espulsione dalla chat e alle dimissioni dal suo ruolo, decise dal coordinatore romano di FdI, Marco Perissa.

Leggi anche:  Faida a destra: il capo di gabinetto di Giuli, Spano, si dimette e denuncia il clima di 'mostrificazione'

A peggiorare la situazione, è stato il servizio di Report anticipato da Sigfrido Ranucci che faceva riferimento a presunti scandali al Ministero della Cultura, coinvolgendo anche Giuli, e che avrebbero contribuito ad aumentare la pressione su Spano. Giornalisti come Francesco Borgonovo e Mario Giordano, sostenuti da testate di destra come “La Verità” di Maurizio Belpietro e da figure come Nicola Porro, hanno avviato una campagna mediatica contro di lui. Anche associazioni come Pro-Vita hanno lanciato petizioni per chiederne le dimissioni.

Nonostante queste pressioni, Giuli inizialmente aveva difeso la nomina di Spano, rivendicando la propria autonomia decisionale. Tuttavia, la crescente ostilità e il rischio di un “massacro mediatico” quotidiano hanno spinto Spano a dimettersi per porre fine alla situazione insostenibile.

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