Anche Nicola Fratoianni interviene sul possibile ritorno di Matteo Renzi nel campo del centrosinistra e, dal palco della Festa nazionale del Pd in corso a Reggio Emilia, l’esponente di Avs mette l’accento sulla questione della credibilità.
«Nel centrosinistra noi non facciamo distinguo, però sono due mesi che in questo Paese l’informazione e anche una parte della politica è inchiodata dal dibattito su Matteo Renzi, e allora vorrei che provassimo a mettere un punto. E poiché per anni io ho avuto oltre allo stigma di `quello della patrimoniale´ anche lo stigma di quello iperradicale o che non si mette mai d’accordo, adesso sono diventato il più unitario del mondo, lasciatemelo dire. Noi di Alleanza Verdi Sinistra siamo non unitari, di più. E nel 2022, tutti si ricorderanno, fino all’ultimo minuto abbiamo ripetuto a tutti `ripensateci´ `ripensateci´ `ripensateci´, `costruiamo l’unità´. E abbiamo continuato a ripeterlo anche dopo quelle elezioni politiche, in ogni passaggio elettorale, abbiamo lavorato sempre per costruire l’unità. Adesso però, io penso che la politica è una cosa seria, non è un’altalena, e non è neanche una partita di calcio, sopratutto se è una partita di calcio per beneficenza. Adesso io aspetto la conferenza stampa in cui Matteo Renzi annuncia l’uscita dalla giunta del sindaco Bucci di Genova, in cui annuncia l’uscita dalla giunta della Regione Basilicata guidata da Bardi, e in cui magari annuncia anche di aver un poco ripensato sul Nuovo Rinascimento dell’Arabia Saudita. Perché altrimenti la discussione non è una discussione seria».
«Guardate qui non si tratta di mettere i veti, si tratta di farci entrare nella testa che in un Paese nel quale, come ci ricordava poco fa da questo palco don Ciotti, ci sono molti milioni di italiani che non votano più, e se vogliamo battere questa destra occorre innanzitutto restituire una speranza. E per restituire un speranza occorre costruire una proposta che abbia una credibilità, perché non è che la gente nostra ha smesso di votare per caso», spiega.
«Ha smesso di votare quando a un certo punto quelli per cui avevano sempre votato, che li avevano sempre rappresentati, quelli da cui si sentivano difesi, quando governavano hanno fatto cose che non solo non li difendevano più ma li danneggiavano – aggiunge Fratoianni – perché se tu in nome della sinistra vai al governo del Paese e cominci a togliere le tutele al lavoro, e cominci ad aprire la porta alla privatizzazione della sanità o sui migranti dici le cose che direbbe la destra di questo Paese, poi alla fine la destra originale arriva e vince a man bassa, non c’è storia. Allora io la dico chiara: io voglio una proposta politica in grado di rianimare una speranza, voglio un coalizione che dica che il salario deve essere giusto e dignitoso, voglio una coalizione che dica che di fronte alla ricchezza indecente, quella difesa da Santanché, di fronte al lusso sfrenato che sbattono in faccia ai lavoratori è giusto chiedere qualcosa in più, voglio una coalizione che sul fisco abbia questa idea, voglio una coalizione che rimetta al centro l’idea che la scuola dall’asilo all’università può e deve tornare ad essere la principale infrastruttura civile e culturale di un Paese che voglia competere nel mondo globale e voglia essere più giusto».
«Tutto questo ha a che fare con i voti, molto di più della somma aritmetica del sondaggio di questa sera, perché se la mettiamo sul piano della somma aritmetica, non funziona mai ma se proprio ce la dobbiamo mettere, a chi fa le interviste dicendo `ma voi volete rinunciare ai nostri voti´, un’area di cui non si sa bene quanto sia vasta, ma comunque di sicuro non è molto, allora facciamo il contraltare: stasera l’ultimo sondaggio de La7 dice che M5S e Avs insieme fanno il 18%. Va bene? Se il tema sono i numeri mettiamola sui numeri. Io non penso che sia utile fare una discussione così, penso che sia più utile per noi e soprattutto per i cittadini discutere di quale Paese vogliamo, se vogliamo un Paese in grado di cambiare passo allora vogliamo un Paese in grado di sconfiggere l destra non solo nel giorno delle elezioni ma in quella pancia profonda in cui la destra peggiore in questi anni ha ricostruito radicamento, credibilità, ha portato via pezzi che per tanto, tanto tempo non ci avrebbero mai pensato a votare a destra e che a un certo punto l’hanno fatto perché non vedevano più la differenza». «Ecco io penso – conclude – che sia tornato il momento di rendere chiare le differenze, non sono veti: sono idee, sono proposte, sono un’idea del Paese che forse è arrivato il momento di costruire».