Madame infilzata dalle minchiate dette e fatte dai suoi – ad ogni livello – e dalle inchieste giornalistiche, mentre si lecca le ferite europee, dopo quelle procurate dagli inciampi nei Comuni italiani, in apnea e in romanesco, si rivolge al Capo dello Stato chiedendogli se è lecito infiltrarsi tra i partiti.
La poveretta non dorme notti tranquille, neofascismo, razzismo e antisemitismo escono da tutti i pori del suo schieramento, chiaro che perda lucidità. A questo si aggiunga una sostanziosa ignoranza dei principi fondamentali, istituzionali e della convivenza democratica, e ben di capisce perché, in affanno, aggiunga una sua minchiata alle altre: si rivolge a Mattarella perché qualcuno ha scoperto gli altarini.
Un po’ come faceva il più simpatico Cavaliere, che se la prendeva con la magistratura, omettendo che lui non si era comportato da stinco di santo. Ecco, Madame dovrebbe leggere bene la Storia, la storia delle democrazie, la storia e la funzione della stampa libera a difesa delle democrazie, e magari sedersi davanti una tv – birra e pop corn in mano – per vedere, o rivedere, “Tutti gli uomini del presidente”, bellissimo film sullo scandalo passato alla storia come Watergate.
Quando c’è del marcio, mia cara signora, le democrazie hanno non il diritto ma il dovere di guardare dentro le strutture che fanno la democrazia. Se non si rimuovono i tumori, anche quelli benigni, questi potrebbero degenerare, con conseguenze letali per la democrazia. Allora, un consiglio: viva meglio questo suo ruolo e questo suo tempo.
Parafrasando Giovanni Falcone quando parlava della mafia, in politica si potrebbe dire che questo tempo buio “ha avuto un inizio e avrà anche una fine”.
Argomenti: giorgia meloni