Orlando (Pd): "Ci siamo affermati grazie a una linea chiara e di sinistra, quello che preoccupa è l'astensione"

Andrea Orlando (Pd): "Meloni fa un buon risultato ma non c'è lo sfondamento atteso. Il voto ha dato un colpo al centro liberale, con la riduzione di quell'area politica che è in linea con una tendenza europea".

Orlando (Pd): "Ci siamo affermati grazie a una linea chiara e di sinistra, quello che preoccupa è l'astensione"
Andrea Orlando
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12 Giugno 2024 - 09.46


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Andrea Orlando, ex ministro e parlamentare del Pd, in un’intervista al Secolo XIX ha commentato l’esito delle elezioni Europee. “Il primo dato allarmante, e che ci deve preoccupare, è la crescita dell’astensionismo. Rilevo la cannibalizzazione dei suoi alleati da parte della Meloni, ma anche il fatto che pur crescendo in percentuale Fratelli d’Italia porta a casa voti inferiori in numeri assoluti. E FdI smentisce un’altra tradizione: non sfonda al di sopra del 30%, come era accaduto nel 2014 al Pd e nel 2019 alla Lega”.

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“I partiti egemoni in quelle due tornate. Insomma, Meloni fa un buon risultato ma non c’è lo sfondamento atteso. Il voto ha dato un colpo al centro liberale, con la riduzione di quell’area politica che è in linea con una tendenza europea. L’affermazione del Pd come principale forza di opposizione si accompagna al voto per Avs: le forze che più hanno lavorato all’unità del centrosinistra sono le più premiate”.

“La crescita del Pd è dovuta a tre fattori. La linea politica che ha riportato il partito su un asse di sinistra più chiaro: il Pd si sta reinserendo in alcune aree dove in passato aveva avuto più difficoltà, non è più il partito delle Ztl ma torna in quartieri popolari. Poi certamente ha giovato la polarizzazione, così come la composizione delle liste è stata un valore aggiunto, perché ci sono state candidature che hanno riportato al centro il tema della pace, della solidarietà, del diritto all’informazione”.

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“Non trarrei conseguenze uguali dal voto in Francia e in Germania. Mentre in quest’ultima c’è un’affermazione impressionante di forze estreme – osserva Orlando – con parole d’ordine estreme, a cui si accompagna la crescita dei conservatori, in Francia il giudizio è diverso: avanzano forze che sono in contrasto con l’assetto democratico europeo, ma i socialisti tornano al 15% e c’è almeno un altro 15% di consensi disperso in più sigle di sinistra. I socialisti sono andati bene in altri Paesi, come l’Italia, la Spagna e il Portogallo, la Romania, mentre il calo dei liberali in tutta Europa certifica la difficoltà di un certo tipo di esperienza politica e forse di un’idea d’Europa”.

“Il Pd in Liguria fa bene, e ottiene il quarto risultato a livello regionale in Italia dietro soltanto alle percentuali raccolte in Emilia-Romagna, Toscana e Puglia, dove ha inciso l’exploit di Decaro. Se la Liguria non è ancora tornata a essere una regione rossa, possiamo dire almeno che è rosa. Il Pd fa bene senza cannibalizzare gli alleati, perché in Liguria il M5S regge meglio che altrove e Alleanza Verdi-Sinistra cresce. C’è stato un rafforzamento di tutto il centrosinistra, a fronte di un indebolimento del centrodestra. Il totismo si è squagliato: è evidente dal risultato di Forza Italia, che non cresce a differenza di altre regioni pur avendo al suo interno Noi Moderati. Doveva essere un valore aggiunto, si è rivelato uno stigma. Il centrodestra paga un prezzo. E anche se non si può dire che il centrosinistra abbia già vinto, la Regione ora è contendibile”.

“L`elettorato di destra considera per ora Fratelli d`Italia estraneo a questa vicenda. Ma ora FdI dovrà decidere – spiega Orlando – se capitalizzare questo distinguo o difendere il fortino e, a breve, farsi assimilare agli altri. Avrei scommesso su una maggiore reattività della Meloni. Ma evidentemente non è così sicura del quadro ligure e teme – osserva Orlando – una tornata amministrativa in cui può prendere un duro colpo. Così facendo, però, per le sue paure fa un grave danno lasciando sospesi i liguri”.

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