Sandro Ruotolo, candidato nella circoscrizione Sud alle prossime Europee, in una intervista a `Personale è Politico´, il format del Pd per presentare le candidate e i candidati, ha raccontato la propria idea di Europa.
«Ho iniziato facendo il boy scout, sono rimasto coinvolto nella coda del ’68, quindi il movimento studentesco e, a un certo punto, ho avuto la fortuna di fare un giornalino di quartiere, sulla Tiburtina a Roma, per il collettivo del Manifesto che distribuivano davanti alle fabbriche; poi mi hanno chiamato in redazione al Manifesto. Per cui io sono giornalista dall’età di 19 anni, a 24 sono entrato in Rai, quest’anno ho fatto 50 anni di giornalismo. Ho sempre pensato che il giornalismo dovesse dare voce a chi non ha voce, il punto di riferimento dei governati, non dei governanti».
«I grandi maestri per me sono stati due, a parte i politici italiani: Mandela e Gandhi. Poi da giornalista certamente Giancarlo Siani, Peppino Impastato: sono nel mio cuore», rivela Ruotolo parlando delle persone che lo hanno influenzato e prosegue raccontando di essere sotto protezione.
«Vivo una situazione complicata dal punto di vista personale, nel senso che sono dieci anni che sono sotto scorta. Dal primo giorno, però, loro mi hanno detto: `Dottore, lei deve fare la sua vita, non si riduca e noi dobbiamo proteggerla”.
«Credo molto nel rapporto col territorio: ho fatto questa esperienza di senatore e, contemporaneamente, a Napoli avevo costruito i comitati di liberazione dalla camorra, dove mettevo insieme coordinamento di società civile e la buona politica. A me piace stare tra la gente, è la cosa più bella. L’ho sempre fatto, anche come giornalista».
«Per me l’Europa è il Manifesto di Ventotene. Per spiegare la differenza tra l’Europa della Meloni, di Orban e la nostra idea di Europa, io parlo della pandemia, perché con la pandemia l’Ue, intelligentemente, ha aiutato i Paesi in crisi, tra cui l’Italia. Lo ha fatto con il PNNR. Ha capito che, per uscire dalla crisi, non bisognava rafforzare le regioni ricche, ma ridurre le diseguaglianze».
«Contemporaneamente noi abbiamo un governo, il governo di destra e l’autonomia differenziata che va contro questa idea di Europa: è questa idea dei venti staterelli, delle venti politiche energetiche, delle venti sanità, delle venti scuole. No. Noi usciamo dalla crisi se abbiamo un Mezzogiorno competitivo. E io mi sento profondamente meridionale, partenopeo napoletano. Sento questo legame», conclude.
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