Sarebbe stato sicuramente istruttivo per la cittadinanza tutta seguire alla Camera dei Deputati la due giorni di dibattito sulle proposte del governo con il bilancio per il 2024 e quello triennale fino al 2026. Purtroppo, sarebbe stato utile e interessante per capire la modestia politica del governo Meloni, pochezza emersa non del tutto inaspettata ma nemmeno così rapida come sta accadendo. Le due giornate del 28 e 29 dicembre 2023 – compresa la rinnovata malattia della Presidente che ha dovuto addirittura rinviare l’incontro con i giornalisti al 4 gennaio – evidenziano non solo stanchezza ma incertezza e confusione nel rispondere ai problemi principali del paese.
Del resto, non meno preoccupante sono le pasticciate posizioni emerse con il ministro Giorgetti a Bruxelles. Sempre più gravi si fanno le crisi in Ucraina e nel Medio Oriente, con un Netanyahu irresponsabile che finisce per favorire il rischio di un allargamento del conflitto già aggravato da tensioni serie nel Libano, nel Mar Rosso, nella posizione sempre più critica dell’Iran e dalla crisi di attraversamento del canale di Suez.
Anche su questi temi di politica estera non si comprende quale sia la linea del governo oltre le dichiarazioni di rito e le banalità del nostro ministro degli esteri Taiani, leader continuatore dell’esperienza del cavaliere Berlusconi ovviamente con minore carisma.
Non appare convincente il grande agitarsi della presidente Meloni in lungo e in largo scomodando il povero Mattei e finendo con l’approdare in Albania e convergere con il premier inglese su cervellotiche ipotesi di soluzioni per le questioni drammatiche dei migranti. Soluzioni queste discutibili e sospese per intanto dalle rispettive corti costituzionali di Albania e Inghilterra. In modo analogo non sono certo adeguate le misure di politica economica, l’intesa alla fine raggiunta tra il ministro dell’economia e quello degli esteri sulla modulazione dei costi per il paese con la gradualità fissata per il super bonus.
Analogamente lasciano fortemente a desiderare tutte le scelte verso il mondo del lavoro, verso anziani e pensionati e, in particolare, per l’atteggiamento nei confronti degli enormi problemi della condizione femminile, del crescere dell’età di invecchiamento e della scarsa considerazione verso le fasce più vulnerabili. Insopportabile il ritardo e i rinvii degli interventi per le zone particolarmente colpite dalle grandi alluvioni e dai disastri causati dai cambiamenti climatici.
Fortunatamente però c’è stata una convergenza notevole tra tutti i partiti dell’opposizione, con un livello di competenza ed efficacia che prospetta una evoluzione positiva rispetto alla crisi politica in atto a cui il centro destra mostra di non sapere rispondere. Con il grande problema però del servizio pubblico radiotelevisivo che deve essere al servizio dei cittadini e della loro libera e critica formazione.
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