Guido Crosetto, intervistato da La Repubblica, ha parlato della possibilità di ridiscutere il Patto di stabilità. «La spada di Damocle è il ritorno alle regole originarie del Patto di stabilità: è impossibile portare i bilanci degli Stati al rispetto dei parametri ordinari».
«In una fase di crisi economica e industriale ritengo impossibile portare i bilanci degli Stati al rispetto dei parametri ordinari. Bisogna cambiare la natura della discussione: il mondo è cambiato».
«Il tema non è il valore del deficit da rispettare, ma il futuro dell’Europa. Sono in corso enormi cambiamenti: la transizione ecologica, la carenza di materie prime e l’avanzamento dei Brics impongono la ridefinizione dei parametri del Patto di stabilità dal puro ragionamento tecnico. Serve una visione di politica macroeconomica che guardi almeno ai prossimi 10-15 anni».
Il tema dei parametri del Patto resta, a partire dal tetto del 3 per cento al deficit e del 60 per cento al debito, in rapporto al Pil, che per la Ue vanno ripristinati: «Insisto. Non si possono affrontare questi temi come si affrontavano due o tre anni fa. Se vogliamo attrarre investimenti in alcuni settori fondamentali per il futuro dell’Europa, come la transizione industriale e digitale o altre spese, allora dobbiamo escludere questi investimenti dal Patto di stabilità. Non è più il tempo di dire `abbiamo sempre fatto così. Serve un approccio da statisti, non da miopi”.
Una strada è far sponda con la Francia: «Il tema interessa anche loro. Se riusciamo a mettere insieme più Paesi, possiamo definire una linea più forte e sperare che diventi quella di tutta l’Europa. Ma per arrivare a 27 Paesi bisogna iniziare da uno, poi arrivare a due, tre e così via», conclude Crosetto.
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