I partecipanti all’incontro odierno della minoranza del Partito Democratico, insieme a Stefano Bonaccini, hanno espresso una profonda “preoccupazione” e irritazione nei confronti di Elly Schlein, segretaria del partito, affermando che sembra “la leader di un movimento studentesco” piuttosto che la figura guida del Pd.
La riunione è stata un momento di sfogo in cui è emerso che ciò che pesa maggiormente è la linea adottata dalla segretaria, percepita come troppo “assente” su temi cruciali come l’economia e il lavoro e, allo stesso tempo, troppo “movimentista” quando si affronta il tema dell’Ucraina.
Inoltre, la rimozione di Piero De Luca e la sua sostituzione con Paolo Ciani non sono state ben accolte e l’intervento di quest’ultimo sulle armi a Kiev ha scatenato un putiferio. Sebbene vi sia un grande scoramento, esiste anche una consapevolezza condivisa che “se Schlein fallisce ora, finisce il Pd”, come avrebbe ammonito Enzo Amendola, il quale ha espresso una forte critica nei confronti della segreteria nel suo intervento.
Per questo, alla fine, la parola d’ordine imposta da Bonaccini è: “Dobbiamo aiutare il Pd, dunque dobbiamo aiutare Elly. Dobbiamo aiutarlo rappresentando le nostre idee, le nostre proposte riformiste”. E per farlo l’area che ha sostenuto il presidente Pd alle primarie terrà una “due giorni” a luglio, un appuntamento per far sentire la voce dell’altro Pd, quello che teme di essere via via messo alla porta dalla nuova gestione.
Il malumore è forte e generalizzato. Raccontano appunto di interventi molto “preoccupati” di tanti dirigenti, oltre ad Amendola. Si sono fatti sentire – tra gli altri – Lorenzo Guerini (che già diverse volte in questi giorni ha invitato a non chiudere il Pd in un recinto), Graziano Delrio, appunto Amendola, Piero Fassino, Valeria Valente. Più prudente, secondo quanto viene riferito, Matteo Orfini. “Una valutazione su quello che è successo negli ultimi tre mesi”, spiega uno dei partecipanti. E la “valutazione” è negativa, si parla di “confusione”, di “assenza di linea”. Soprattutto, non piace l’atteggiamento verso la minoranza, additata per esempio come responsabile del voto a Bruxelles a favore del piano Asap che autorizza l’uso del Pnrr per l’approvvigionamento di munizioni.
Lascia parecchi strascichi anche l’atteggiamento verso De Luca jr, un deputato che tutti – nell’area Bonaccini – definiscono “serio, lavoratore” e che è stato colpito per “dare un segnale” allo “sceriffo” Vincenzo, che vuole il terzo mandato in Campania.
L’Ucraina preoccupa, Pina Picierno oggi ha fatto un tweet duro per commentare le frasi di Ciani: “Paolo Ciani diventa vicecapogruppo del gruppo del Pd, dichiara di non volersi iscrivere al nostro partito ma di volerne cambiare la linea su Ucraina. Grande confusione sotto il cielo. Una cosa però mi pare importante ribadirla: il sostegno del Pd alla resistenza Ucraina non cambia e non cambierà”.
La linea ricorrente della segretaria – che non riconosce le scelte del termovalorizzatore a Roma, che dice di avere una “sua” posizione sulla gestazione per altri, che appunto fa sapere di non avere dato indicazioni di voto al gruppo Pd di Bruxelles – fa sentire quasi ospiti indesiderati i parlamentari della minoranza.
Come dice uno di loro: “Elly sembra più preoccupata di preservare la `purezza’ della sua immagine, della linea con la quale ha vinto le primarie, che di fare una sintesi come deve fare chi guida un partito”. Tanto che Debora Serracchiani, raccontano, a un certo punto avrebbe detto: “Nessuno deve lavorare per mettere in difficoltà la segretaria. Ma nessuno deve pensare di lavorare per escludere qualcuno. Tutti dobbiamo lavorare per sentirci una comunità. Non c’è una parte buona e una cattiva”.
Bonaccini ha tenuto una linea simile a quella espressa anche in tv: “La segretaria è qui da tre mesi, lo sport preferito del Pd di criticare il nuovo arrivato andrebbe messo da parte.
Certamente è bene evitare una deriva minoritaria che ci metterebbe in un angolo”. Perché appunto, come sottolineato da Amendola e da molti altri, bisogna valutare bene ogni iniziativa, sia per evitare il solito film della minoranza che logora il segretario di turno, sia perché stavolta è in gioco la tenuta stessa del Pd. Si cercherà di trovare un complicato equilibrio: ribadire che l’anima “riformista” ha pieno diritto di cittadinanza nel Pd, senza cannoneggiare una segretaria al lavoro solo da tre mesi. Un compito non semplice che, appunto, si proverà a declinare intanto con la kermesse di luglio.
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