Ignazio La Russa ha confermato ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, la sua contrarietà alla concetto di antifascismo – la sua e quella del governo Meloni. In un’intervista a La Repubblica, il presidente del Senato ha parlato ancora della presunta «pacificazione nazionale» a cui punta e invita, citando Luciano Violante, a «cominciare a guardare la storia anche con gli occhi degli altri».
La seconda carica dello Stato dice di «condividere appieno i valori della Resistenza, vista come superamento di una dittatura. Il problema è che di quei valori si sono appropriati il Pci e poi la sinistra. Questo è un fatto storico. E a questo mi sono sempre opposto. Per ill 25 aprile farò una cosa che metterà d’accordo tutti».
«Nella Costituzione non c’è alcun riferimento all’antifascismo. Perché? Io credo semplicemente che ciò accadde sotto la spinta dei partiti moderati che non volevano fare questo regalo al Pci e all’Urss. Pure la Destra, nella sua storia, ha candidato i partigiani».
«Quante inutili polemiche sulle mie frasi. C’è stata una bufera quando ho ricordato la ricordato la nascita del Msi. Mi permetto di rammentare che ai funerali di Almirante c’era pure il presidente della Repubblica. Il fatto che io abbia sposato la svolta di Fiuggi parla di me. Che devo fare? Poi Fini è andato oltre, ma io credo comunque che quando ha definito il fascismo male assoluto parlasse delle leggi razziali».
«Qualsiasi cosa si dica o si faccia viene strumentalizzata. E finiamo costretti sempre a inseguire la polemica. Allora rinuncio pure a fare commenti, come è accaduto in Israele. Faccio un esempio: se togliamo la fiamma dal simbolo di FdI, ci rinfacceranno il riferimento alla Nazione e poi ne troveranno altre. è una gara a cui non sento di partecipare».
Sulla polemica che ha coinvolto il ministro Lollobrigida: «Ma pensate davvero che Lollobrigida sia un suprematista bianco? Lui stesso ha detto che non sapeva quello che diceva, o meglio non conosceva la teoria complottista di Kalergi».
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