Ignazio La Russa è uno dei personaggi più esemplificativi dell’attuale maggioranza di governo. Convinto fascista, in spregio ai valori fondamentali della Repubblica che rappresenta, il presidente del Senato in un’intervista a La Repubblica ha provato a schivare le polemiche sul suo conto.
«Fanfani, Fini, Bertinotti, Grasso, Spadolini, Casini: tutte alte cariche dello Stato che, nel corso della loro presidenza della Camera o del Senato, hanno continuato a fare attività politica senza che nessuno sollevasse un mignolo. Fini e Grasso hanno addirittura fondato due partiti, Futuro e libertà e Leu. L’amica che mi ha preceduto alla guida del Senato, Alberti Casellati, ha partecipato a tutte le convention di Forza Italia, ad esempio a Napoli, durante il suo mandato. Potrei andare avanti per un bel pò, anche con foto alla mano».
«Non sono mai andato dentro gli uffici di FdI da quando sono presidente del Senato. Attenzione, non dico che sarebbe uno scandalo andarci. Dico però che non ci sono andato. A differenza di alcuni miei predecessori sono a capo di un partito e non sto per fondarne uno. Di mia spontanea volontà non ho fatto né faccio interventi a particolare commento dell’operato del governo, dei suoi singoli provvedimenti, della legge di bilancio. Ho le mie idee sui temi di carattere generale, come per esempio la giustizia o l’immigrazione, ma cerco di tenermi a debita distanza dal commentare le scelte specifiche della maggioranza».
A un giornalista che chiedeva con quale sottopancia doverlo presentare, La Russa ha risposto “Metti quel cazzo che vuoi”.
«Ammetto di avere uno stile, come dire, poco paludato. E ammetto anche che questo stile è tra le cose che non sono cambiate con la presidenza del Senato. Quel giornalista, ma è un’opinione personale, mi ha tampinato in un modo poco elegante; e allo stesso modo, e questa non è un’opinione ma un fatto, ha inseguito anche qualche componente della mia famiglia. Detto questo, più che pentito, posso dire di essere dispiaciuto per aver usato quell’espressione».
«Io accetto critiche sul mio operato, sulle mie idee, pure su come presiedo l’Aula, anche se su questo nessuno ha mai messo in dubbio la mia imparzialità. Non accetto alcun tipo di critica, invece, su dove vado. E non mi arrendo davanti alle falsità».
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