Ignazio La Russa non ha mai rinnegato le proprie radici fasciste e, con la celebrazione dell’anniversario del Msi, la seconda carica dello Stato ha mostrato il suo lato nostalgico. Nonostante le doverose critiche e richieste di dimissioni, La Russa non ha perso occasione per provocare beceramente, in un’intervista al Corriere della Sera.
«Me ne frego della liturgia, la verità è che, quando esprimo le mie idee, rosicano. Se avessero voluto uno solo per dirigere il traffico dell’aula di Palazzo Madama, avrebbero potuto eleggere un semaforo. Io non rinuncio, e non rinuncerò mai, al mio pensiero». Dopo l’uscita social di Isabella Rauti, «ho deciso di intervenire anche io». «Se ho sentito Meloni? No. E, comunque, non mi è giunta alcuna sua critica. Rispetto le sensibilità della comunità ebraica, ma li invito a documentarsi bene. Anche perché il Msi è sempre stato schierato a favore di Israele, mentre pezzi di sinistra, spesso, tifavano per i palestinesi». E se Almirante scriveva su `La difesa della razza´ «poi riconobbe l’errore. E fondò un partito che ha eletto capi di Stato, sostenuto la democrazia».
È pentito di quel post? «Io rispetto le leggi, i valori costituzionali, in aula sono imparziale e super partes. Ho le mie idee. Non le rinnego. E ho il diritto di celebrare la figura di mio padre, con orgoglio e senso di appartenenza ad un partito dove, a lungo, ho militato anche io. Dov’ è il problema?».
Celebrerà il 25 aprile? «Me lo chieda il 23 aprile. Non devo rassicurare nessuno. Certo non andrò a infilarmi in qualche corteo per beccarmi fischi e uova marce. Le ricordo però che, da ministro della Difesa, come suggeriva Luciano Violante, ho già omaggiato i partigiani morti e i morti che, credendo in un’altra ideologia, stavano dall’altra parte».
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