Sondaggi politici, il Partito democratico ha una emorragia in favore del M5s. E questo per tanti motivi.
«La crisi del Partito democratico non può essere ascrivibile allo scandalo del Qatar. Il Pd era già in crisi prima: alle elezioni dello scorso settembre aveva ottenuto il 19 per cento ed a novembre era sceso al 17 per cento. Adesso, dopo lo scandalo, oscilla intorno al 16 per cento, quindi ha perso l’1%».
Il commento del sondaggista Antonio Noto che afferma: «Ciò vuol dire che un impatto il Qatargate lo ha avuto, ma limitato, marginale».
Noto traccia quindi una demarcazione tra il fronte «delusione» e quello «cambio partito»: «Una cosa non implica l’altra – spiega – Da un canto, scemano la forza motivazionale del Pd nei confronti del suo elettorato e la sua forza di aggregazione di nuovi elettori, tanto che la delusione nell’elettorato dem investe circa l’80% del suo elettorato; dall’altro l’abbandono del partito successivamente al Qatargate riguarda solo un 1% dei suoi elettori. L’elettore deluso infatti non cambia partito da un giorno all’altro, i tempi sono lunghi».
A chi è andato il 3% perso? «Il 2% è andato ai 5 stelle, l’1% in astensione. – risponde il sondaggista – Guardando avanti ci potrebbero essere le stesse proporzioni: 2/3 dei voti che hanno abbandonato il Pd potrebbero andare ai pentastellati. Adesso bisogna capire come procederà l’inchiesta e se nasceranno nuovi soggetti politici. Il nuovo segretario Pd dovrà capire come motivare ulteriormente i delusi, perché il rischio è che gli elettori delusi possano riconoscersi in un altro partito. Questo è il vero problema oggi».
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