Carlo Calenda è stato a colloquio con Giorgia Meloni a Palazzo Chigi, per discutere della Legge di Bilancio e per proporre aggiustamenti. In un’intervista a La Stampa, il leader di Azione ha tessuto le lodi della presidente del Consiglio senza, a suo dire, immaginare inciuci futuri. «Fiducia, appoggio esterno, stampella: sono tutte sciocchezze».
«Sento il fascino della storia di Giorgia Meloni. È quella che lei ha raccontato più volte: una donna che nasce in una famiglia non privilegiata, con una vita difficile e che ce la fa da sola. Questo mi predispone positivamente dal punto di vista della chimica. Dopodiché, abbiamo pensieri diametralmente opposti, ma sono in grado di fare questo apprezzamento rimanendo radicato nelle mie convinzioni».
Calenda replica duro all’irritazione di Forza Italia: «Vuole sabotare il governo di cui fa parte. Non lo trovo lodevole come intento». Spiega che durante l’incontro «siamo entrati nel merito» delle proposte, «parlando per più di un’ora e mezza, anche insieme ai ministri Giorgetti e Urso: un confronto serio di cui ringrazio il governo». E a suo avviso ci sono aperture «su molte proposte». nega però che la manovra gli piaccia, «è ancora la manovra di Salvini. Dal pos in poi, sono tutte bandierine elettorali della Lega», «non attacca i poveri, ma sono d’accordo sul fatto che favorisca gli evasori».
Aggiunge di aver proposto al Pd di lavorare insieme sulla manovra, ma «preferiscono fare a gara con i Cinque stelle a chi va in piazza per primo. Alla fine produrranno solo un sacco di blocchi del traffico per dire la stessa cosa, cioè niente, tranne che la manovra non gli piace, e lo fanno in tre giorni diversi: solo su Marte».
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