Orlando (Pd): "O siamo socialisti o non esistiamo, preoccupato dal silenzio sui candidati"
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Orlando (Pd): "O siamo socialisti o non esistiamo, preoccupato dal silenzio sui candidati"

«Non bastano più gli altri aggettivi, europeista, democratico, attento ai diritti civili. O sei socialista o non sei», avverte Orlando spiegando che «la vocazione maggioritaria, per come il Pd la concepiva, non c'è più». 

Orlando (Pd): "O siamo socialisti o non esistiamo, preoccupato dal silenzio sui candidati"
Andrea Orlando
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18 Novembre 2022 - 09.49


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Andrea Orlando, deputato del Pd, in un’intervista al quotidiano Domani torna a chiedere chiarezza sul processo costituente che dovrà riscrivere le regole del partito e gli equilibri di tutto il centrosinistra, verso il congresso che a oggi è fissato per il 12 marzo. «Per me una diatriba sul calendario è poco giustificata. O si fa la costituente, sul serio, o si fa un congresso ordinario, in tempi più stretti, e si evitano pasticci. Ma non credo che il banco possa saltare su questo».

«Si tratta di trovare un punto di sintesi, che deve tenere conto di quello che è successo, per capirci dopo la crisi del 2008 e dopo la pandemia. Paghiamo il fatto di non aver mai fatto seriamente i conti con il profilo culturale della stagione renziana. Renzi è stato utilizzato come un capro espiatorio. Eliminato il corpo estraneo, la questione si è risolta. Bisogna fare un passo avanti. Non c’è da distinguere buoni e cattivi, bisogna capire se ci sono le ragioni per stare insieme o no. Senza rimozioni ma anche senza pregiudicare la possibilità di un’evoluzione delle posizioni».

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«Non bastano più gli altri aggettivi, europeista, democratico, attento ai diritti civili. O sei socialista o non sei», avverte Orlando spiegando che «la vocazione maggioritaria, per come il Pd la concepiva, non c’è più». 

«Un’ala radicale, post ideologica, si è strutturata, e anche un’ala liberale. Resta un campo di riformismo sociale, un socialismo ecologico che raccolga anche la storia del cristianesimo sociale. Anche per rompere la tenaglia fra M5s e polo liberale. Oggi la questione è salvare il Pd. E proprio per salvare il centrosinistra, e cioè salvare la possibilità di un’alternativa alle destre: perché se dovesse franare il Pd non c’è nessuno che mette insieme gli altri pezzi del centrosinistra. Io oggi mi dedico a questo. Del resto discuteremo dopo».

Orlando sottolinea che «non ho un ruolo nel partito, sono un deputato semplice. Il fatto che alcuni di noi siano riconosciuti come protagonisti del dibattito è la conseguenza del fatto che proviamo a mettere in campo delle idee. Se ce ne saranno di migliori, non saremo noi a fare un passo indietro, ma altri a farne uno avanti. A meno che – avverte – l’invito non sia al silenzio. Dopodiché l’evocazione rituale del tutti a casa mi auguro si accompagni a una ricostruzione delle storie di ciascuno, anche di quelli che lo reclamano. Che non sono tutte uguali».

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Quanto alle ipotesi di un avvicinamenteo della sinistra Pd a Elly Schlein, Orlando spiega che «i congressi sono momenti in cui le aree politiche respirano, ognuno di noi farà le sue valutazioni, non c’è una disciplina di corrente. Spero ancora che ci sia una piattaforma condivisa, se non ci sarà vedrò chi assomiglia di più alle idee che ho in testa, e farò le mie valutazioni confrontandomi con chi ha fatto con me le battaglie di questi anni. Mi preoccupa il silenzio sul merito delle candidature che si stanno offrendo per guidare il partito. Anche se formalmente ancora non ci sono, sarebbe bene che tutti quelli che ci stanno pensando iniziassero a mettere giù delle idee. Capisco che questo espone a diventare un bersaglio, lo so bene. Ma animare un dibattito senza dire niente mi sembra abbastanza improbabile».

E la corsa alla segreteria da chi non è ancora iscritto al Pd? «Per chi come me pensa che il Pd non sia sufficiente a sé stesso non è uno scandalo, oggi. In una fase ordinaria lo sarebbe. Il problema – ammonisce Orlando – è che questa apertura non sta producendo una discussione. Il problema di questo momento, nel Pd, non è la differenza delle idee ma il silenzio delle idee».

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