Meloni e la nota che ha fatto imbestialire Parigi: in scena (diplomatica) dilettanti allo sbaraglio
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Meloni e la nota che ha fatto imbestialire Parigi: in scena (diplomatica) dilettanti allo sbaraglio

Catherine Colonna è stata ambasciatrice di Francia in Italia e ora è ministra degli Esteri. Ma ha perso la pazienza con Giorgia Meloni,

Meloni e la nota che ha fatto imbestialire Parigi: in scena (diplomatica) dilettanti allo sbaraglio
Berlusconi, Giorgia Meloni e Salvini
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

13 Novembre 2022 - 12.36


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Chi scrive ha avuto modo di conoscere personalmente Catherine Colonna, quando l’attuale titolare del Quai d’Orsay era Ambasciatrice di Francia a Roma. Dagli incontri di lavoro informali, come da quelli ufficiali, ho tratto due impressioni: la prima, l’abilità diplomatica di Colonna, mai sopra le righe, intelligentemente attenta ai protocolli, perché si sa, o si dovrebbe sapere, che nelle relazioni tra Stati la forma è sostanza. L’altra impressione è che, anche per le sue origini italiane, Colonna ama davvero il bel paese, le sue ricchezze artistiche, la sua storia, come ebbe a ricordare in una intervista concessa a chi scrive per l’Unità. 

Una Colonna infuocata

Questa premessa per dire che il tono e il contenuto dell’intervista rilasciata giovedì scorso dalla ministra degli Esteri francese al quotidiano Le Parisien, pubblicata dal quotidiano parigino sabato sul proprio sito, già di per sé indicativi della gravità della crisi in atto tra Parigi e Roma, sono ulteriormente indicativi della gravità della situazione proprio per la personalità, la storia, i profondi legami con l’Italia che caratterizzano Colonna. 

Nell’intervista, la ministra si scaglia senza mezzi termini contro il governo Meloni. “Questa è una fortissima delusione, l’Italia non rispetta né il diritto internazionale, né il diritto marittimo”, ha detto Colonna, aggiungendo che “il comunicato in cui Giorgia Meloni afferma, parlando a nome nostro, che spetta alla Francia accogliere i migranti è in totale contraddizione con quello che ci eravamo detti. Questi metodi sono inaccettabili”.

Il riferimento è all’attracco della nave Ocean Viking della Ong Sos Méditerranée (con 230 persone a bordo) nel porto di Tolone dopo il rifiuto italiano.

Per la ministra francese la decisione dell’Italia di non accogliere i migranti è “scioccante”, aggiungendo che “i meccanismi europei di aiuto e di ripartizione dello sforzo di solidarietà”, criticati dal governo di Roma, “funzionano”. Questo atteggiamento, precisa, avrà delle conseguenze per il nostro Paese. “Se l’Italia insiste con questo atteggiamento ci saranno conseguenze. Da parte nostra, abbiamo sospeso il dispositivo di ricollocamento dei migranti provenienti dall’Italia e rafforzato i controlli alle frontiere franco-italiane. Bisogna richiamare Roma al suo dovere di umanità. Sperando che comprenda il messaggio”, ha concluso Colonna.

L’intervista alla Ministra è stata pubblicata online poche ore dopo che è stata resa nota la lettera congiunta scritta da Italia, Grecia, Malta e Cipro nella quale si lamenta il “peso gravoso” portato da questi Paesi nell’accogliere i migranti.

Dilettanti allo sbaraglio

E qui veniamo a noi. E alla presidente del Consiglio in carica. Le idee, la storia, di Giorgia Meloni sono anni luce distanti da noi. Tuttavia, lei rappresenta a livello internazionale e in Europa l’Italia. Piaccia o no, quando parla in consessi internazionale, parla l’Italia. Non chiediamo alla presidente del Consiglio di stravolgere la sua idea della politica né c’illudevamo che potesse essere folgorata sulla via di Palazzo Chigi. Di destra era, di destra è rimasta. Una destra identitaria, con alcuni tratti che coincidono con quelli illustrati da Umberto Eco nel saggio “Fascismo eterno”. Sui migranti, come Globalist ha scritto in più articoli, la destra meloniana gioca una partita identitaria. Perché essa sa bene, numeri alla mano, che l’Italia non è invasa dai migranti, che il numero dei richiedenti asilo nel nostro Paese è tra i più bassi d’Europa, che l’Europa finanzia cospicuamente l’Italia sul fronte migranti e via elencando dati della realtà che sconfessano la narrazione della presidente del Consiglio e dei suoi ministri impegnati a vario titolo nella guerra alle Ong. 

In diplomazia, lo ribadiamo, la forma è sostanza. E l’impreparazione è un difetto che non ci si può concedere. Ed è francamente incredibile, ma vero, che alla base della crisi tra Francia e Italia vi sia una improvvida nota ufficiale di Palazzo Chigi nella quale la presidente del Consiglio ringraziava pubblicamente il presidente Macron per aver accettato di farsi carico di una nave Ong e delle persone – persone, signora Presidente non “carico residuale” – a bordo. 

A scatenare l’ira dell’Eliseo è che quel ringraziamento pubblicizzato da Meloni era non solo farlocco ma congegnato in modo tale da voler mettere la Francia e il suo Presidente spalle al muro. Ebbene, come se la cava la premier italiana? Sostenendo, con nonchalance, che quella nota era stata partorita a seguito di lanci di agenzia e di Twetter che adombravano, senza alcuna conferma ufficiale, la decisione di Macron di addivenire ai desiderata italiani. Lanci di agenzia e post sui social!!!!

Ma la presidente del Consiglio, politica di lungo corso, sa che esistono canali ufficiali nelle relazioni internazionali, in quelle bilaterali? Sa che a questo scopo c’è un Ministero degli Esteri. C’è un’Ambasciata. Ci sono cioè canali ufficiali che, soprattutto in momenti particolarmente delicati come quello che si sta  vivendo nel braccio di ferro sui migranti, sono non essenziali ma di più per verificare la fondatezza di lanci di agenzia e di uscite giornalistiche. Cosa le ha impedito di chiamare il titolare della Farnesina, nonché vice presidente del Consiglio (Antonio Tajani) per chiedergli di mettersi in contatto con la sua omologa francese per avere una conferma diretta di quel via libera dato per avvenuto da lanci di agenzia e retroscenisti al servizio del padrone politico di turno? E visto che in quella sciagurata e dilettantesca nota  chiamava in causa direttamente il capo dello Stato francese, con cui la nostra premier si era intrattenuta in sorridente conversazione qualche giorno fa a Sharm el-Sheikh a latere della conferenza sul clima Cop27, cosa le sarebbe costato una telefonata al diretto interessato? Allora monsieur le President, ho letto dispacci di agenzia che riportano il suo assenso alla nostra richiesta di condividere il fardello migranti, e ci tenevo a ringraziarla personalmente prima di licenziare una nota ufficiale. Se lo avesse fatto, avrebbe evitato una figuraccia personale e, quel che più conta, avrebbe scongiurato la dura reazione di Parigi. Ma nulla di tutto questo è avvenuto. La presidente del Consiglio ha agito come se fosse ancora la Giorgia Meloni leader dell’opposizione pronta a sparare ad alzo zero contro il Governo di turno attraverso dichiarazioni, tweet e tutte le armi social. 

Ma da Meloni presidente del Consiglio ci si attende, di più, si pretende un comportamento consono al ruolo che è stata chiamata a ricoprire. Sia chiaro. Non è una sottolineatura critica che deriva da una distanza siderale che separa la comunità di Globalist dalla destra sovranista e, sui migranti, “disumana” che oggi governa l’Italia. In passato, non abbiamo fatto sconti – per fortuna carta canta etc – all’ex ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, quando si era reso protagonista di uscite a dir poco dilettantesche. Da più parti, diverse delle quali vicine alla destra, si è ironizzato sull’inglese maccheronico di “Giggino”, come su alcune sue gaffe storico-geografiche. Ma ciò che ha innescato, sul piano formale, la crisi con la Francia è molto più grave. Perché agendo come ha fatto, la presidente del Consiglio ha incrinato fortemente le relazioni diplomatiche con un Paese cruciale per l’Italia – basta leggere l’articolo di Globalist che elenca i tanti dossier in ballo – qual è la Francia. A essersi incrinati sono anche i rapporti personali di fiducia tra colei che guida l’Italia e il Presidente della Francia. E questo è imperdonabile.

Post scriptum. La diplomazia, quando è bene esercitata, può rendere credibili anche asserzioni, diciamo, un po’ campate in aria. Quello che

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