Dopo la bufera scatenata dalle sue parole a La Stampa, Ignazio La Russa torna sul luogo del delitto e scrive una lettera aperta al direttore del quotidiano, provando a rettificare quanto detto e scritto sulla non partecipazione alle celebrazioni del 25 aprile.
“Ho detto chiaramente non solo di rispettare la ricorrenza ma anche, quando ho avuto un alto ruolo istituzionale, di averla onorata deponendo, con atto non dovuto, fiori al Monumento dei partigiani nel cimitero di Milano. Additare invece il carattere divisivo di diversi cortei del 25 aprile (ricorda come fu trattato il padre partigiano di Letizia Moratti, l`accoglienza riservata alla Brigata ebraica, i fischi a molti antifascisti non comunisti?) significa che è forte in me il desiderio di una pacifica celebrazione di tutti per la libertà riconquistata nel 1945”.
“Stia sereno, non organizzerò cortei alternativi anche perché, come ho già dimostrato, si può celebrare meglio e bene la ricorrenza”, sottolinea, spiegando che “il mio sforzo è teso a superare divisioni molto spesso strumentali e a fare quanto in mio potere per contribuire a riunire la Nazione attorno a valori comuni e ad una storia condivisa”.
“Già nell’immediato Dopoguerra il Msi aveva fatto la sua parte di conti con il fasciscmo: il motto di allora, ‘Non rinnegare, non restaurare’, era un primo importante superamento fatto da chi era comunque stato partecipe della storia del Ventennio. Per non parlare della condanna senza se e senza ma delle leggi razziali, che è stata una costante della destra, peraltro sempre schierata in difesa dell`esistenza di Israele. La cesura netta e definitiva avvenne a Fiuggi, nel 1995, al congresso di nascita di alleanza nazionale: lì si fecero i conti non solo col fascismo ma anche con la resistenza”, ha infine ribadito il presidente del Senato in un’intervista a Libero.
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