“Il difficile cammino verso le elezioni lungo il quale oggi si avvia il Pd con la variopinta compagnia di Di Maio, dei Verdi e di Fratoianni, inizia molto tempo fa: quando i magistrati di «Mani pulite» decisero senza saperlo le sue sorti per i decenni successivi. Quando, decretando l’immunità penale del vecchio Partito comunista — un’immunità che aveva tutta l’aria dell’impunità —, stabilirono di fatto che il vecchio Pci era stato un partito speciale. In pratica, l’unico custode delle pubbliche virtù: una qualità che per diritto successorio si estese facilmente a tutte le sue reincarnazioni seguenti: Pds, Ds e infine il Pd”.
Capito? I problemi del Pd secondo “lor signori”, non stanno nell’ambiguità della sua politica o nei disastri combinati dalle gestioni di Renzi prima e di Letta oggi, ma nel fatto che il Pci-Pds fu graziato dai magistrati su Tangentopoli.
Cosa c’entri il Pd col Pci lo sa solo Ernesto Gallli della Loggia (Corsera oggi), per il quale “il Pd nel suo intimo non si considera più un partito di sinistra” ma soffre ancora di “eterna subalternità nei confronti dell’estremismo di sinistra”. Pensieri pochi ma confusi, direbbe Flaiano, l’unica cosa certa è che da quelle parti non si è mai anticomunisti abbastanza, anche se i comunisti non ci sono più
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