Sono giornalista ai tempi dell’università e della Fuci, quando conobbi Sergio Zavoli che mi orientò verso la Rai dopo un’intervista in occasione della tragedia per la morte di Paolo Rossi, nel corso degli scontri tra opposti estremismi nelle università come accadeva di frequente in quegli anni. In quel contesto conobbi anche Marco Pannella quasi sempre in reciproco dissenso e altrettanta reciproca stima.
Frequenti in quegli anni rapporti singolari tra giovani radicali e studenti della Fuci, fino alla loro partecipazione ai seminari estivi di Camaldoli con discussioni interminabili su laicità e democrazia, rapporti Stato- Chiesa, eutanasia e diritti della persona.
In questo contesto ho avuto modo di conoscere e apprezzare l’onorevole Bonino, la sua profonda lealtà e onestà personale. Del tutto diversa la conoscenza dell’onorevole Calenda, il suo protagonismo irruente e decisorio capace di emergere con efficacia in una piazza non facile come Roma e con una lunga collaborazione con Luca Cordero di Montezemolo. Di tutt’altro segno i rapporti e le frequentazioni con Enrico Letta, ben prima del cordiale “arrivederci” con l’allora segretario del partito democratico.
Mi accadeva di incontrare Enrico Letta soprattutto per iniziative di approfondimento e di studio, legate alla comune conoscenza e stima di politici di livello quali Mino Martinazzoli e Nino Andreatta che avevo conosciuto ancora studente universitario al convegno voluto da Moro a san Pellegrino in preparazione dell’incontro col partito socialista.
Mi scuso per questo eccesso di memoria che per me conta invece molto sia come piste di percorsi affrontati già negli anni giovanili e che consentono di vivere con serenità ed equilibrio- per quanto si riesce e si è capaci- anche le nuove sfide e le nuove avventure. Non è quindi per me cari onorevoli sorprendente ritrovarmi naturalmente e riconoscermi nell’impegnativo tentativo che state compiendo per dare una risposta, la meno precaria possibile, a questa fase di crisi acuta della nostra democrazia e dei suoi riflessi di pericolosità per tutto il contesto europeo e mondiale e alla centralità della crisi nell’area del Mediterraneo.
E certo non basterebbero “mille” Salvini e “cento” Putin schierati su Lampedusa a risolvere un problema tanto doloroso e complesso che già segna in modo così drammatico il nostro presente e sempre più il nostro futuro.
La sosta a cui mi ha costretto il covid nelle sue varie fasi hanno forse contribuito ad esasperare l’animo mio e a rendere insopportabile la crudele espressione dello “zar” di Mosca irridente e sprezzante rispetto alla morte e alla disperazione versata crudelmente su persone, luoghi ed intere città. Ho osato comunicarvi questo mio stato d’animo di sostegno e di incoraggiamento sicuro che la conclusione positiva della vostra iniziativa sarà testimonianza di impegno e di valore e di partecipazione civica per le nuove generazioni.
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