Draghi ha di fatto chiesto pieni poteri: comunque vada la politica ne uscirà immiserita

Un voto che saprebbe di santificazione dell'uomo solo al comando di un sistema politico in rotta che da tempo ormai sventola bandiera bianca.

Draghi ha di fatto chiesto pieni poteri: comunque vada la politica ne uscirà immiserita
Mario Draghi
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Claudio Visani Modifica articolo

20 Luglio 2022 - 14.16


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Ha esordito dicendo che il suo governo ha raggiunto tutti gli obiettivi che si era dato: dalla pandemia alla ripresa economica, dall’attuazione del Piano nazionale di rilancio e resilienza alle riforme, dal ruolo giocato nella Ue e nella Nato contro la guerra di Putin, alle iniziative per ridurre la dipendenza energetica dalla Russia. Risultati frutto del “patto di unità” tra le forze politiche, della ritrovata “credibilità collettiva” e soprattutto del “sostegno degli italiani”. Un “miracolo civile”, lo ha definito, che mai come prima lo ha reso “orgoglioso di essere italiano”. 

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Poi ha denunciato il “crescente desiderio di distinguo e divisione” che ha portato negli ultimi mesi allo “sfarinamento della maggioranza”, fino al mancato voto di fiducia dei Cinquestelle sul decreto aiuti che “non era possibile ignorare o minimizzare” e che ha portato alle sue dimissioni. Dimissioni respinte da Mattarella e non irrevocabili se c’è la volontà di “ricostruire da capo il patto di fiducia”. Un passaggio in cui Draghi sembrava cantare Cocciante: “Se stiamo insieme ci sarà un perché, e vorrei riscoprirlo stasera…”.  

In attesa di scoprirlo, ai partiti ha indicato un programma in quattro punti: avanti tutta sul PNNR e sulle riforme, anche quelle divisive come la giustizia e la concorrenza, una “vera agenda sociale a tutela dei più deboli” (ma qui ha fatto solo qualche titolo: riforme del fisco e delle pensioni, difesa del potere d’acquisto, salario minimo, miglioramento del reddito di cittadinanza), una nuova “politica energetica e una collocazione netta in politica estera che “si identifica nell’atlantismo” stando cioè con gli Usa senza se e senza ma,”nel cuore del G7, della Ue e della Nato”, continuando “a combattere Putin e a sostenere l’Ucraina in ogni modo, armi comprese”.  

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Infine ha concluso il suo intervento lanciando una vera e propria sfida al sistema politico. “Se sono qui – ha detto – è solo perché me lo chiedono gli italiani (non il Parlamento e i partiti, gli italiani). Voi parlamentari siete pronti a ricostruire il nostro iniziale patto di fiducia?”. Una fiducia piena, non di facciata. Si direbbe quasi una richiesta di pieni poteri. Di un voto che saprebbe di santificazione dell’uomo solo al comando di un sistema politico in rotta che da tempo ormai sventola bandiera bianca. 

Le reazioni, a parte i più draghiani di Draghi, Letta e Renzi, non sono state propriamente entusiastiche. Freddi i leghisti. Ostili i grillini. Contestatori rumorosi i fratelli d’Italia. Come andrà a finire lo scopriremo probabilmente già oggi. Comunque vada, la politica ne uscirà ancora più delegittimata e immiserita. E per il Paese – san Draghi o no – non è un bene.  

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