M5s, Conte mette alla porta Di Maio: "Non lo cacciamo via, lo sta facendo da solo"
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M5s, Conte mette alla porta Di Maio: "Non lo cacciamo via, lo sta facendo da solo"

"Un aspetto che trovo molto offensivo nelle parole di Di Maio è quando dice che imitiamo Matteo Salvini ed evoca il Papeete. È un'offesa al M5s e alla sua stessa comunità" ha detto inoltre Giuseppe Conte.

M5s, Conte mette alla porta Di Maio: "Non lo cacciamo via, lo sta facendo da solo"
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17 Giugno 2022 - 14.59


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Luigi Di Maio è sempre più un corpo estraneo nel Movimento 5 Stelle, sicuramente per una parte importante del partito di Conte. ”Non lo cacciamo via, in realtà Di Maio si sta cacciando da solo” spiega il presidente M5S in un colloquio con la Stampa.

Il ministro degli Esteri oggi rilancia la sua critica: “Mi sono permesso semplicemente di porre dei temi per aprire un dibattito su questioni come la Nato, la guerra in Ucraina, la transizione ecologica e ho ricevuto insulti personali come quello che ho visto sui giornali stamattina. Temo che M5s rischi di diventare la forza politica dell’odio, una forza politica che nello statuto ha il rispetto della persona. Credo che dobbiamo parlare dei temi, il nostro elettorato è disorientato perché quando si pongono dei temi ci sono attacchi personali e questo non è accettabile”.

Poi Di Maio aggiunge: “Voglio dire una cosa sul secondo mandato: questa è una forza politica che non sta guardando al 2050. Questa è una forza politica che sta guardando indietro, una forza politica che si sta radicalizzando all’indietro. Allora che senso ha cambiare la regola del secondo mandato? Io invito a votare gli iscritti secondo i principi fondamentali del Movimento perché questa è una forza che si sta radicalizzando all’indietro”.

Sul tema arriva anche il netto pronunciamento di Beppe Grillo che scrive sul blog che “il limite dei due mandati va esteso”, perché la regola “previene la deriva autoritaria, meglio sacrificare il vero o sedicente grande uomo”. 

“Un aspetto che trovo molto offensivo nelle parole di Di Maio è quando dice che imitiamo Matteo Salvini ed evoca il Papeete. È un’offesa al M5s e alla sua stessa comunità” ha detto inoltre Giuseppe Conte. Il ministro degli Esteri contesta alla direzione del Movimento il risultato elettorale, estremamente deludente, e l’ambiguità nei confronti del Governo Draghi.

Conte rinnova la critica all’esecutivo che sostiene in Parlamento: “Il problema vero, con Draghi, è che manca una dialettica politica. Noi abbiamo un gigantesco problema di politica economica, ma che cosa vuole fare il governo, qualcuno lo ha capito? Io no, perché Draghi non lo spiega. Io non ce l’ho con Draghi, ma lui deve ascoltarci e trovare luoghi nei quali questa dialettica politica si deve sviluppare, perché altrimenti, così, non possiamo andare avanti”.

C’è un gruppo di parlamentari che appoggia le considerazioni di Di Maio, mentre si fanno sentire diversi esponenti dei 5 stelle che respingono le critiche a Conte. Come l’ex capogruppo dei senatori M5s, Gianluca Perilli: “Non sono nella testa di Luigi. Lui dice sempre che il Movimento è la sua casa, ma dimostra di non sapersi orientare nelle stanze di questa casa e che, anzi, vuole minarne le fondamenta”. Perilli prende quindi le distanze “non solo per ciò che contesta, ma anche per i tempi e i modi in cui lo fa. Da parte sua manca la più basilare considerazione del ruolo di Conte e della legittimazione che ha avuto dal voto degli iscritti. Se non lo stima, dovrebbe almeno rispettarlo. Le scissioni si evocano spesso. Adesso ci sono alcune decisioni da prendere, ma deve assumersene la responsabilità soprattutto Di Maio. Chi si comporta così deve essere conseguente. Se non si ritrova più nel Movimento e se è a disagio, deve capire dove vuole andare”.

O ancora Riccardi Ricciardi, uno dei vicepresidenti M5S: “La leadership è di Giuseppe Conte. Di Maio si è ritrovato di nuovo fuori dal Parlamento per attaccare Conte. Non ha mai detto niente di politico, non ha mai difeso M5s, per una questione che riguarda la sua poltrona dal 2023 in poi. Utilizza questa formula di mancanza di dialettica politica quando era molto difficile avere dialettica politica nel momento in cui lui era capo politico. Che ora dia lezioni di dialettica politica fa veramente sorridere”.

Anche Paola Taverna, altra vicepresidente M5S, si smarca: “Non sono d’accordo con lui, parole fuori contesto considerando il suo ruolo. Mi ricordo un MoVimento quando l’unico organo era il capo politico ed era lui”.

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