Tridico (Inps): "Salario minimo a 9 euro e si favorisca l'occupazione di donne e giovani"
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Tridico (Inps): "Salario minimo a 9 euro e si favorisca l'occupazione di donne e giovani"

Il presidente dell'Inps: "“Nonostante la ripartenza cresce l’occupazione a termine e purtroppo permangono le disuguaglianze. Il reddito di cittadinanza sia più inclusivo"

Pasquale Tridico (Inps)
Pasquale Tridico (Inps)
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23 Settembre 2021 - 07.17


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C’è spazio per ripensare a un nuovo modello di lavoro, soprattutto adesso che si intravedono dei margini di crescita dopo due anni difficili.

″Questo è il momento di mettere in campo interventi contro la precarietà ed i salari bassi e poi occorre favorire l’occupazione di donne e giovani. Perché la crescita c’è ed forte, ma deve essere inclusiva”.

Lo afferma il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, sottolineando che sulla ripresa “tutti i dati sono positivi”, ma “ci sono molte assunzioni a tempo determinato e disuguaglianze di genere che permangono, come l’alta incidenza di part-time per le donne”.

Ha aggiunto: “Nonostante la ripartenza cresce l’occupazione a termine e purtroppo permangono le disuguaglianze, e le disparità di genere pure. Appena possibile sarà necessario favorire la stabilità dei lavoratori, anche con incentivi mirati, perché se dobbiamo crescere come stiamo facendo ora, è bene che la crescita sia per tutti. La nostra deve essere una crescita inclusiva mentre una crescita trainata da un lavoro che non è stabile certo non lo è”.

Un aumento della precarizzazione del lavoro, in altre parole. “Appena possibile – spiega Tridico – sarà necessario favorire la stabilità dei lavoratori, anche con incentivi mirati, perché se dobbiamo crescere come stiamo facendo ora, è bene che la crescita sia per tutti. La nostra deve essere una crescita inclusiva mentre una crescita trainata da un lavoro che non è stabile certo non lo è”.

Salario minimo a 9 euro lordi. Ci sono strumenti, dice il presidente dell’Inps, che possono essere “gradualmente reintrodotti”, come la riattivazione del decreto dignità e l’introduzione del salario minimo.

“Nei decenni passati la contrattazione sindacale è stata uno strumento che ha certamente favorito la crescita dell’economia e la distribuzione della produttività. Purtroppo oggi abbiamo quasi 900 contratti e questo genera fenomeni di vera e propria pirateria contrattuale” sottolinea Tridico, secondo il quale “se avessimo una legge sulla rappresentanza ed una legge che consente di evitare dumping salariale, sarei favorevole a percorrere questa strada. Il nostro modello è molto simile a quello tedesco ed in Germania, con un sistema di contrattazione altrettanto forte, si pensa di portare il salario minimo a 12 euro. Mentre anche Biden vuole portarlo a 15 dollari (ovvero 13 euro), questo perché probabilmente si sono resi conto che la frammentarietà, la poca sindacalizzazione di certi settori e l’aziendalizzazione delle relazioni industriali avvenuta negli ultimi 20-30 anni ha causato un certo dumping salariale”.

Detto questo, “se considerassimo come soglia un valore intorno ai 9 euro lordi sarebbe coerente con quanto suggerito da una direttiva Ue dell’anno scorso. Molti studi provano come il salario minimo sopra una certa soglia aumenti la produttività, perché spinge verso investimenti capital intensive e una più efficiente allocazione del lavoro, non fa aumentare la disoccupazione e fa diminuire il lavoro povero. Non è da trascurare l’impatto sulla qualità della vita e la salute, in particolare dei bambini, oltre che su un maggior gettito per la finanza pubblica”.

Esonero contributivo per giovani e donne. Tridico parla di incentivi selettivi, mirati a favorire l’occupazione di giovani e donne. “In questo caso gli strumenti sono molti ma si rivolgono sempre a platee ristrette mentre occorrerebbe alleggerire i criteri di accesso a decontribuzione donna e decontribuzione giovani già introdotti in passato per rendere queste misure più efficaci. E poi servirebbe più attenzione alle “giovani madri””.

Una proposta è l’esonero contributo di tre anni alla lavoratrice che rientra dalla maternità, “in questo caso l’incentivo non sarebbe legato all’assunzione ma scatterebbe quando si rientra nella stessa azienda da cui si era presa l’aspettativa per maternità. Maternità che diventa un requisito per l’accesso alla decontribuzione. In questo modo si raggiunge un duplice obiettivo: incentivare l’occupazione femminile e la natalità”.

Per i giovani “si può immaginare un modello simile facendo riscattare la laurea in maniera gratuita oppure maggiorando il loro coefficiente di trasformazione per periodi legati alla formazione, o ancora riprendendo un’idea che prima della pandemia era molto citata ovvero introdurre la pensione di garanzia per evitare pensioni povere, in futuro. In un mercato del lavoro molto segmentato come il nostro le policy devono essere mirate a categorie ben precise piuttosto che essere a pioggia. Anche l’uscita dal lavoro ad una certa età o ad una certa quota uguale per tutti, per tutte le professioni – come Quota 100 e formule analoghe – non funziona bene”.

Quota 100, che fare. “La mia proposta di pensione flessibile (e sostenibile) resta l’uscita a 63 anni col calcolo della sola quota contributiva con la restante quota retributiva che scatta a 67” sottolinea Tridico. 

Reddito di cittadinanza, che fare. ”È un dividendo sociale che lo Stato assicura a tutti i cittadini perché considera che sotto una certa soglia non si può vivere” spiega il presidente dell’Inps, ”è uno strumento di contrasto della povertà a cui però è necessario affiancare progetti e processi di inclusione e di formazione. I comuni e i Cpi hanno in questo un ruolo fondamentale. Perché oltre i due terzi dei percettori del reddito minimo non sono occupabili, sono minori, invalidi, e anziani. Gli altri spesso hanno bassa istruzione, neanche la licenza media ed hanno bisogno di strumenti per incrementare le loro competenze. Oggi non si tratta certo di cambiare il reddito di cittadinanza ma semmai di far funzionare tutto quello che ci sta intorno e che sino ad oggi ha oggettivamente funzionato di meno. L’Reddito di cittadinanza va reso più inclusivo, come suggerisce anche la commissione ministeriale guidata da Chiara Saraceno, ma questo vorrebbe dire spendere di più, non spendere di meno”. 

 

 

 

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