Renzi critica il Vaticano sulla legge Zan: "Le leggi le scrivono i parlamentari, non i cardinali" 
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Renzi critica il Vaticano sulla legge Zan: "Le leggi le scrivono i parlamentari, non i cardinali" 

Il leader di Italia Viva: "Autogol inaccettabile: riapre uno scontro Stato-Chiesa di cui non si vedeva il bisogno. Se cambiare il ddl Zan lo deciderà in libertà il Parlamento, non il Vaticano"

Matteo Renzi
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24 Giugno 2021 - 10.26


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Parole molto nette: “La legge Zan non viola il Concordato e la nota verbale del Vaticano è un errore. Le leggi le scrivono i parlamentari, non i cardinali”. 

Parole del leader di Italia Viva. Matteo Renzi.

Si tratta, aggiunge, di “un’entrata a piedi uniti” che “riporta indietro le lancette dell’orologio a 5 anni fa, prima delle Unioni Civili. Dico che è un autogol da politico, perché riapre uno scontro Stato-Chiesa di cui non si vedeva il bisogno, ma anche da cattolico, perché non possiamo fare l’errore di ridurre il messaggio del Vangelo a mero fatto etico. Come credente sono dispiaciuto per lo scontro tra pezzi di Vaticano e pezzi di Cei, come politico difendo la laicità delle istituzioni”.

Se cambiare o no la legge Zan, “lo deciderà in libertà il Parlamento, non il Vaticano. Italia Viva ha già votato alla Camera e voterà in Senato. Ma suggerisco prudenza: se con il voto segreto va sotto su un emendamento, la legge rischia di essere affossata. Una legge serve e va approvata velocemente: i promotori devono decidere se accettare alcune modifiche con una maggioranza ampia o rischiare a scrutinio segreto su questo testo. Quando approvammo le unioni civili, facendo un’operazione bella, di avanzamento dei diritti, trovammo delle mediazioni”. 

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 “Capisco il tema, ma si possono fare modifiche chiedendo tempi certi di approvazione per il ritorno alla Camera. Oppure si può rischiare l’aula. Sui social contano i like, in aula contano i voti (…) dico solo a chi di dovere: fate bene i conti. Il Concordato non è un problema, una bocciatura in aula sì”.

Come alla Camera, Iv assicurerà i propri voto “ma fossi nei promotori cercherei un consenso largo e mi preoccuperei delle critiche fatte da una parte del Pd su scuola e femminismo. Sono pragmatico e cerco di calare l’ideale nella realtà. Se invece usi i diritti solo per definirti e marcare un consenso personale, se lo fai per inseguire i like degli influencer, non fai politica, sei un populista”, conclude Renzi.

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